Isabella di Soragna
Dialoghi con U.G. Krishnamurti
Da “Mystique of enlightenment’’ (mistica dell’illuminazione)
U.G.: Non sentirai mai il gusto della morte, perché non c’è morte per te: non puoi sperimentare la tua propria morte. Sei nato forse? La vita e la morte non possono essere separate: non avrai alcuna possibilità di venire a conoscenza dell’istante in cui l’ una inizia e l’altra finisce. Puoi sperimentare la morte di un altro ma non la tua. La sola morte è la morte fisica; non c’è morte psicologica.
(brani tradotti dal libro di Stéphane Allix * : “La mort n’existe pas’’)
L’esperienza della sensazione che si possa ‘’non’’ esistere non è né immaginaria né simbolica. Questo terrore che invade è per la morte dell’ego e corrisponde a un meccanismo cerebrale che le neuroscienze hanno già messo in evidenza studiando gli effetti degli psichedelici sul cervello in vari paesi del mondo. Essi mirano a studiare gli effetti terapeutici degli psichedelici in vari campi, dall’ansia alla dipendenza a droghe e alcool, alla depressione, ai problemi di comportamento alimentare, all’accompagnamento di pazienti cancerosi in fase terminale, alle persone in lutto, ecc.
IO… soffro, mi arrabbio, sono preoccupato, offeso, deluso o contento, soddisfatto, oppure… IO ho PAURA!
CHI è, CHE COSA è…’’IO’’ ? Rifletto a lungo ma… non lo trovo, anzi poco alla volta mi pare che tutto si ‘’dematerializzi’’, come in una nuvola baciata dal sole… che svanisce in un cielo senza limiti.
Un IO che si rivela senza sostanza, un paio di lettere, un pronome, se ricordo la grammatica, ma non riesco ad afferrare altro che vuoto, silenzio insondabile… Ricordo poi inoltre, quello che mi hanno insegnato o quello con cui fui ‘’ammaestrata da piccola’’, un nome che mi hanno dato come etichetta – come dal fruttivendolo – utile certo, ma sono proprio quello? Ascolto tutti pronunciare questo minuscolo vocabolo, (IO faccio questo o IO vedo quest’altro), lo ripeto per imitazione e abitudine,” l’altro” diventa il ‘’TU’’, ecco la separazione dolorosa! Tutto questo è ancora un mistero, ma ci si abitua… e così continua. Nessuno poi ci bada più, diventa meccanico.
Se non sei cosciente, dov’è il corpo, dov’è il mondo??
Esisto, sono consapevole, allora ci sono IO e un mondo – là fuori – che osservo e magari posso controllare. Tutto va bene. Queste sono lezioni ben apprese dopo il primo… anno di vita, in cui (in realtà) tutto era noi stessi! ma che ora mantengono salde le memorie dello spettacolo che ci fanno ‘’credere a un esterno ’’ a noi!! Invece è solo farina del nostro sacco… se riusciamo a verificarlo.
domenica 8 ottobre 1978
(traduzione tratta dal libro: “Méditations avec Sri Nisargadatta Maharaj” éditions ALUNA)
Essere presente alla nostra sensazione di essere, è meditazione. Abbiamo capito chi siamo, restateci presenti. A meno che l’intelletto lo capisca, il cuore non l’accetterà. Siate sempre coscienti che non siete il corpo, voi siete senza forma. Avete una conoscenza di come eravate prima dell’acquisizione di un corpo? Questa conoscenza si presenta a voi per togliere la coscienza identificata al corpo. Il vostro corpo non è la forma del Sé. Pensare che il corpo è la vostra vera forma è l’ego. Colui che afferra questo diventa Brahman.
Nel Neo-Advaita l’insegnamento riposa sul fatto che non c’è nulla da fare, poiché non esiste né ricercatore né cercato, quindi nessuna ricerca che valga, né domande. Sembra una contraddizione, visto il fiorire di satsang (riunione con il Sé) a non finire in occidente. Può nascondere la resistenza ad ingaggiarsi in una vera ricerca e soprattutto il tranello di una comprensione intellettuale e non vissuta. Significa deviazioni dal vero insegnamento e la formulazione di stereotipi di un’identità ancora identificata al ‘’suo’’ risveglio.
La via diretta: vi è solo il SÈ e la pratica consiste nel discernere il falso, perché il vero possa apparire. Tutto è già lì.
La materia ? una “magnifica illusione” parola del fisico Guido Tonelli .
di Sandro Iannaccone
Tutto quello che ci circonda, tutta la materia che possiamo toccare, sentire, gustare, tutto è una grande illusione. A dirlo non sono (solo) filosofi e poeti, ma addirittura uno scienziato.
(O parziale inizialmente?)
(traduzione tratta da Wayne Liquorman 2004)
Vi è una nozione prevalente che ci possa essere Risveglio o Realizzazione che va e viene e infine si stabilizza dopo qualche tempo.
(Nisargadatta dice che vi sono fasi possibili, non è uguale per tutti, ma la vera realizzazione è folgorante e stabile)
Non credo che ci sia qualcosa che sia una ‘’realizzazione parziale’’. Riconosco che vi sia una ricerca. Riconosco che ci sia una comprensione intellettuale e un’esperienza spirituale, entrambe progressive e cumulative. E riconosco che vi sia la comprensione finale che è subitanea, irrevocabile e dopo la quale non c’è possibilità di procedere oltre, come il fatto che non si può essere ‘’ancora più morti’’. Puoi solo essere morto, ma non morto e… più ancora. Una volta morto non c’è questione di stabilirsi nella tua condizione mortale. La realizzazione o la comprensione finale è esattamente come quello.
-Tutto il vissuto rimane com’è, ma sei libero ”dentro”-. Che cosa significa quest’affermazione? Avendolo sperimentato di persona, e analizzato il processo, posso affermare che da bambini – molti lo dimenticano o riappare brevemente – non vi era separazione psichica tra madre e figlio, da gestante e feto e così rimane per qualche tempo in seguito. O riappare nonostante le ripetute ‘’istruzioni’’: