
UNA PIOGGIA DI GRAZIA
108 MEDITAZIONI SULL’ASSOLUTO – SRI NISARGADATTA MAHARAJ
La vasta coscienza perde la nostra attenzione
Allo stesso modo di un albero che non ha nessuna utilità per lui stesso, un jnani il cui spirito si è fuso con la Coscienza non-duale, non ha più bisogno di vivere per lui stesso. Egli diventa nishkama Parabrahman, il Signore dell’universo senza desideri, affinché il desiderio sorga, la dualità è necessaria, poiché vi è colui che desidera qualcosa e l’oggetto desiderato. Quale desiderio potrà sorgere per un essere per il quale il concetto di ‘altro’ è sparito? E che comprende che tutto è UNO?
Un jnani non vede né la manifestazione, né il mondo esterno come differenti da lui.
Come può sopraggiungere questa Coscienza non-duale? La prospettiva di una tale persona trascende lo stato d’individualità per entrare nello stato di chaitanya, la pura Coscienza non-duale: ove non vi è nulla di cui essere cosciente, tranne la sua pura Coscienza. Essendo in uno stato di non-dualità, una simile persona, vede solo caos dappertutto attorno a sé. D’altra parte, rimanendo nello stato della realizzazione della sua vera natura, il suo senso di essere rimane in un’immensa pace. Ora tutti i suoi desideri generati dalla voglia di qualcos’altro, sono spenti per sempre. quando non vi è dualità chi concupisce qualcos’altro?
Colui che raggiunge un tale stato di non-desiderio, è un essere risvegliato. Allora la conoscenza diventa perfettamente silenziosa e tutti i suoi bisogni si estinguono. Anche il bisogno di esistere come essere umano, finisce, ed ecco lo stato di Parabrahman.
Finchè pensate di ‘saperlo’, non lo sapete!
In quest’epoca malvagia del kaliyuga, l’epoca dell’oscurità, non vi sono eventi che non portino il disaccordo o il caos. Io non cerco nessuna lode o acclamazione e nemmeno riconoscenza da parte di chiunque. La parola Satguru significa colui che penetra tutto e che rappresenta tutto. sono l’incarnazione del mio Satguru e per sua grazia, le mie semplici parole incarnano una saggezza profonda. I miei discorsi non hanno bisogno di essere verificati dalle Scritture nè certificati dagli eruditi.
Se i miei discorsi devono essere verificati o provati, bisogna considerarli errati.
Un ricercatore non avrebbe nessun vantaggio da tali azioni e non mi conoscerebbe. La mia vera natura non potrà essere conosciuta nemmeno da Shiva. Il turbine di maya, l’illusione mi circonda, ma non mi tocca. Perfino il Signore Shiva che crea la dissoluzione cosmica finale, non sarebbe capace di farmi del male.
Finché dura la dualità, la paura esiste anch’essa. La dualità esiste solo quando vi è conoscenza. Quando sparisce la conoscenza, ecco la realtà.
La ricerca finisce quando si riconosce quello che il guru ha indicato come la sua propria esperienza intuitiva. Si tratta infatti della non-dualità o advaita. La mia esistenza è eterna e intatta. Per questo non sono governato dalle regole della società. Non ho bisogno di osservarne le regole né di infrangerle.
Chaitanya, la coscienza universale, non ha forma. Il senso di essere può rimanere o no. Quando il senso di essere è apparso nel corpo, accompagnato dalla coscienza dinamica, abbiamo considerato il nostro corpo come la nostra vera natura. Quest’idea errata non è il vostro attributo originale. Per abitudine questa falsa idea di ‘io’ è stata generata. L’universo opera con l’energia della coscienza. Anche se consideriamo che il corpo e la mente sono la nostra natura, abbiamo lottato per crearle?
E’ la mia nascita? O è un semplice ricordo? O l’unione di prakriti e purusha? La lotta tra i cinque elementi continua eternamente. La nostra esperienza delle difficoltà è senza forma, come anche prakriti e purusha.
La coscienza e la felicità sono entrambe senza forma. Allora le difficoltà che emergono dalla coscienza-felicità, data l’unione del principio maschile con quello femminile, è ugualmente senza forma. Allora la felicità che emerge dalla coscienza-felicità, data l’unione del principio maschile e femminile, è ugualmente senza forma.
Dimentichiamo la nostra coscienza, non perché è limitata, ma perché è vasta.
Quando dimentichiamo il nostro corpo, ci riposiamo veramente, come nel sonno profondo. Quando coscienza e mente sono assorti in un’attività particolare, siamo tranquilli pur essendo totalmente svegli. Non siamo disturbati da parole o pensieri, la mente è dimenticata.
Sappiamo di esistere quando abbiamo un corpo. La stessa chiarezza dovrebbe intervenire quando il corpo è assente. Questa conoscenza è aldilà dell’intelletto. Dobbiamo riconoscere che in realtà siamo assenti ed è l’informazione della nostra esistenza che è presente.
Noi lodiamo Ishwara, ma anch’esso ha dei desideri. Solo un Satguru è libero dai desideri. L’occhio della conoscenza nell’apertura di Brahman sembra essere aperto e attivo. Poichè la mia vera natura è invisibile, non si tratta di farla diventare visibile.
Parlo molto di me stesso, ma in realtà non mi conosco.
Nirguna, è non sapere se siete un essere o un non-essere.
Quello che siamo ora non è né uno spirito né un’anima individuale. Quando una persona identificata a un corpo, si rende conto che non è quella che possiede un nome e una forma, la conoscenza di essere in unità con Dio torna alla superficie e il sentimento ‘io-sono’ della persona si dissolve.

