dialoghi di Nisargadatta Maharaj
traduzione di Isabella di Soragna
Qualche frase tratta dagli appunti presi da Mark West di alcuni dialoghi di Nisargadatta Maharaj nel periodo dal luglio 1976 al maggio 1977 – edizione francese – L’originel
Nisargadatta: Lasciate che gli altri aiutino il mondo, costruire grandi Ashrams e avere discepoli. Per me tutte queste attività fanno parte della vanità e dell’illusione. Poiché non ho bisogno di nulla e sono completo in me stesso, perché dovrei annoiarmi con tutto questo lucro e quest attività mondane e triviali?
Domanda: Chi ha la conoscenza del Sé?
N.:Vuoi vederlo scritto con le maiuscole? Se io vi parlo del Paramatman(Suprema Realtà) e mi rispondi “lo capisco”, è ridicolo! La comprensione porta al silenzio, non alla parola. Smettete di pensare che la mente capirà. È solo un nome e la mente si attacca alla catena del nome e della forma. Non ci sono clienti per questa conoscenza che vi dò. La gente colta in genere ama questa catena del nome e della forma, poiché su di essa posano le idee di quello che sono.
Quel che vi descrivo in parole non è la verità, la quale è aldilà di qualunque cosa.
Questo mondo è l’estensione della vostra propria coscienza di essere. A meno di essere cosciente non potete memorizzare o conoscere il mondo. Dio è un’idea che riposa sulla coscienza di esistere.
Una volta negata qualunque realtà alla mia coscienza, perché dovrei preoccuparmi della coscienza altrui, altrettanto irreale?
Portate attenzione alla sensazione “io sono”: i cinque elementi sono solo un’estensione del vostro Sé. Familiarizzatevi con questo “io sono” per andare sempre più all’’interno. Quando il senso “io sono “ è puro è ancora un attributo. I nomi e le forme sono descrizioni di questa stessa coscienza e io sono aldilà, sempre.
L’intervallo tra l’inizio della coscienza “io sono”(nascita e veglia) e il momento in cui la perdete(sonno profondo, morte) si chiama “tempo”. Il tempo e gli attributi non sono due, ma una cosa sola e sono destinati a passare.
Sapete che la coscienza di sè non è permanente(sonno profondo, prima di nascere, alla morte). La prima sensazione che avete(poco prima del risveglio), è che la coscienza prima non era lì, in seguito sparisce il sonno. Quindi sapete di non essere sempre in contatto con la coscienza.
Quando non siete coscienti di essere, CHI non è cosciente?
D.: Eppure la coscienza doveva esserci, poiché “sapevo” che non vi era coscienza. N.:La Realtà esiste sempre. Quando la coscienza non c’era, non vi era il senso di mancanza. La Coscienza pura non può essere descritta e non ha bisogno di nulla, quindi non importa affatto che si presenti la coscienza personale. Questo assioma fondamentale dovete accettarlo.
La vostra coscienza è apparsa sulla Coscienza pura. Tutto dipende dalla vostra coscienza, compresa la sofferenza. Ma ogni sofferenza è immaginaria. Capite bene questo. L’identificazione al Jiva (individuo) è falsa.
Il mondo intero è il mio riflesso. Non ho bisogno di interferire nelle attività mondane, poiché ne sono aldilà. Nulla è mai successo – la Realtà è immutabile. Tuttavia se il mondo vi attanaglia creando soffferenza, allora è meglio intraprendere una sadhana(pratica spirituale).
Famiglia, amici e relazioni sono essenzialmente un inganno e l’attaccamento ad essi dovrà essere portato in offerta a Maya(misura, illusione principale dell’io sono).
Nello stato veritiero, non so se esisto o no. Non sono unito a nulla. Nessun yoga, poiché lo yoga implica dualità o il desiderio di unire qualcosa ad un’altra.
Siate coscienti della vostra sorgente. Qual’era la vostra condizione prima della nascita del corpo?
N.:Sei la mente o ne sei distinto?
D.: Ne sono distinto.
N.: Allora di che hai bisogno?
D.: Di niente.
N.:Allora che bisogno c’è di tutte queste privazioni e pratiche spirituali. Sono solo distrazioni per la mente. La mente non è la conoscenza.
D.: Come allontanarsi dalle voglie e dai desideri?
N.: Negando il corpo-spirito. Comprendi la mente e sii cosciente che non è la Realtà. La mente è colei che agisce. Tu non sei la mente, quindi non occupartene. Pensa solo “sono un discepolo del non-nato”. Avadhut significa “colui che non è nato e che non può essere ucciso.” Cerca di comprendere per prima cosa la mente e poi realizzerai che non sei questa mente. Il Sè non agisce, solo la mente lo fa.
Dovete essere coscienti in permanenza, senza tensione o sforzo che “non sono il corpo”. La sofferenza avviene perché rivendichiamo il fatto di essere gli autori delle nostre azioni. Abbandonate questa rivendicazione e tutte le miserie spariranno senza lasciare traccia. Anche l’ “io sono” è un miraggio ed è legato al tempo. È il peccato originale. Anche l’ “io” è solo una macchia nel grande Silenzio compatto.
La mente ed il mondo sono inseparabili. La mente è il mondo, ma voi siete prima della mente. La visione della mente è la visione del mondo. Il non manifesto vede il manifestato attraverso la mente. Il non manifesto non può soggiornare in compagnia del manifestato, in quel caso quest’ultimo sparirebbe immediatamente. Il manifestato è un’illusione che appare sul non manifesto. Non siete la mente, quindi lasciate che le azioni si compiano, poiché esse non possono toccare “ciò che siete”. Rifiutando tutti i concetti, ciò che resta è la Realtà. Poco importa la motivazione della vostra vita, ora l’avete persa, quindi non avete più bisogno di nulla.
La mente è il solo strumento che abbiate, trattatela con amore e devozione per calmarla e poter far scaturire la vostra vera natura.
La coscienza che “io sono” è vista da qualcos’altro in voi, ed è quella il vostro Guru. Noi seguiamo un guru, un individuo particolare, perché siamo deboli di comprensione e abbiamo bisogno di stampelle. Il Sat-guru è il nostro vero Sè. L’ “io sono” è il Guru o la coscienza in un corpo e questo è visto dal Sè in voi, il Sat-guru che è il non manifesto. Voi dovete capire questa coscienza “io”. Quando la mente non funziona, non vi è mondo. La mente dipende dall’energia vitale(prana), se questa scompare, solo la Realtà rimane: l’ “io sono “ non può enunciare nessuna dichiarazione, ma la Realtà è sempre lì. L’ “io sono” è come una malattia o una febbre, sopprimetela e siate liberi.
Non penso di essere un Jnani(saggio) poiché non ho concetti o idee su nulla. No ho bisogno di un domani, poiché sono aldilà dello spazio-tempo. Anche se molti vengono a trovarmi, non ci guadagno niente. Non ho nessun rapporto con la mia mente ed il mio corpo, ne sono totalmente dissociato. È il samadhi il mio stato naturale 24 ore su 24.
Voi non potete avere allo stesso tempo sia i piaceri mondani che l’illuminazione spirituale. Gli interessi mondani saranno abbandonati progressivamente. Questo stato”aldilà” è pura felicità, ne trabocca, ma dovete andare oltre la mente. Le calunnie e gli insulti non Lo toccano(Assoluto o Sè.)
D.: Come riconoscere un vero Jnani(realizzato)?
N.: Se la vostra mente in sua presenza diventa assolutamente calma e pacifica, allora potete essere sicuri che lo è.
Quando il (vairagya) distacco si è installato in me, questo mondo è crollato spontaneamente. Non sono diventato un sannyasi(persona che rinuncia), poiché questo stato comporta ancora una caratteristica dell’ego. Un sannyasi rinuncia al mondo, ma questo è ancora presente nella sua mente, nel mio caso invece mi ha completamente lasciato e quindi non ho bisogno di riunuciarvi.
Ripetere “non sono il corpo” e dedicarsi ad ogni piacere sensuale, è ancora un trucco della mente.
La più alta devozione è perdersi o essere sommerso in questo immenso Ignoto.
Il Sè è Amore e l’Amore è il Sè. L’Amore tra un corpo maschile e uno femminile esiste, ma è il Sè senza forma che sta dietro questi corpi e dunque in realtà è il nostro Sè che amiamo. È per estinguere questa sete d’amore che erriamo da un luogo all’altro e, a meno che il Sè vi benedica, continuerete a farlo. Non amate il Sè perché lo dovete, ma perché è la vostra vera natura, la vostra stessa essenza.
Tutte le nostre attività in questo mondo: guadagnare dei soldi, la famiglia, gli amici, i possedimenti, hanno per unico obbiettivo questa gioia e questa pace. È perché vi sentite separati da questo Sè che siete infelici e miserabili. Ci rallegriamo di cose e avvenimenti attraverso l’”io sono” che non è la Realtà. Il mio vero stato è aldilà della coscienza(io sono): solo quando sono una cosa sola con quello, posso ottenere una felicità duratura.
La Bhakti(amore e devozione a Dio) è ancora dualità. La Realtà non contiene nessuna idea – tutta la cosmologia, i cinque elementi ecc. possono essere gettati via. D’altronde sono solo usati come concetti iniziali per eliminare le false identificazioni.
Poco importa quello che la gente possa conseguire spiritualmente, visioni, poteri ecc. Tutto ciò è temporaneo, stagionale. Il primo passo è risiedere nell’”io sono”, poi da lì passare aldilà della coscienza e della non-coscienza verso la coscienza infinita, e questo costituisce uno stato permanente.
Quando usate il potere discriminante, la mente diventa più sottile, più pura e può infine riflettere il Parabrahman o Realtà. Quando entrate nello stato Parabrahman, siete senza desideri, silenziosi e anche il senso di essere non si manifesta più. Non ci sono più pensieri, poiché siete tutto ciò che è, con una sensazione di pienezza e senza alcun desiderio.
Dal punto di vista dell’Assoluto il mondo è solo un sintomo d’ignoranza. Non è mai esistito. La coscienza dell’ “io sono” è il vostro unico capitale. Restate con quella, non c’è bisogno di nient’altro.
Quando avrete perso il senso di essere un uomo o una donna, non vi sarà per voi la questione di avere la conoscenza, poiché questa proviene solo dalla memoria.
D.: La kundalini ci porta allo stesso punto, ci hanno detto(Muktananda). N.: La kundalini crede nella nascita, nel corpo, nel mondo, nell’evoluzione, ecc. mentre Jnana afferma al contrario che siete senza nascita e senza morte. La kundalini implica un corpo, ma sono convinto di non essere un corpo, quindi le esperienze che vi si producono non mi riguardano.
D.: Ma avranno pure un valore relativo, no?
N.: Si, relativo, ma non assoluto. Quando non siete coscienti, avete un problema?
D.: No!
N.: Tutto quello che si produce in questa illusione, lo yoga, la kundalini o qualunque altra cosa è relativo e temporale. Perché preoccuparsi di tutti questi yoga invece di provare a conoscere il vostro vero stato d’origine, che è senza attributo alcuno?
Il senso di essere è come un bimbo innocente, ma al momento in cui esso s’identifica al mondo oggettivo, perde la sua innocenza! Tutte le cose del mondo oggettivo non potranno mai darvi una gioia duratura e vera, quindi ritornate al Sè o Realtà del vostro vero Essere.
Credere alla nascita è come giocare a carte – non è di nessuna utilità.
Non esiste nessun luogo nè alcuna cosa che sia santa o non santa, questo dipende solo dalle credenze delle persone che visitano quei luoghi. Tutto il mondo( le stelle, il sole ecc.) è solo ignoranza.
L’irreale può toccare il reale? Dal punto di vista dell’Assoluto l’irreale non è mai esistito. Potete eccellere in qualunque arte o scienza, ma sarà sempre un impostura, poiché anche l’ “io sono” stesso è impermanente e falso.
Dal momento che la coscienza “io sono” non è mai stata presente, quando sparisce cosa perdo? Muoio o rimango nello stato in cui sono sempre? In quello stato non vi è né Dio, né separazione e nessun “io sono”. Il “Creatore”, “la Causa Prima” sono di fatto solo parole e sono sinonimi dell”io sono”.
Vi sbagliate quando credete che nel vostro attuale stato di veglia voi siate realmente svegli – in realtà voi siete completamente addormentati e finché non siete totalmente risvegliati alla Realtà non lo capirete mai del tutto. Anche la coscienza è un’idea. Quando affermate di avere il senso di essere una persona, siete in tutta evidenza profondamente addormentati. Anche se non ve lo confermassi, sareste sempre la Realtà. Se per caso questo vi porterà a ottenere dei poteri (siddhis) non ingombratevi con quelli, rifiutateli immediatamente e rimanete immersi nella vostra vera natura. Fate quello che credete nel mondo, ma non perdete la vostra identità – cioè il fatto che non ne avete una!
Quando il senso di essere è presente ci appaiono tante cose e tante persone, ma quando esso si ritira, non c’è più né persona nè niente, qual’è dunque la vera natura di questa coscienza? Non siete nessuna cosa, ma nemmeno niente! Lasciate stare totalmente il senso del corpo se volete ritrovare la Realtà.
Voi dite di essere l’osservatore di tutto ciò che percepite, ma chi è questo osservatore, qual’è? L’identità di questo “io” che osserva non è forse illusorio?