
Ascolto musica… angelica che mi rilassa, ma mi fa anche ritornare alla superficie, sensazioni antiche, riflessi di ricordi, angosce soprattutto… e mi fa eco una cara amica che vuol restare anonima e che mi confida il suo iter di vita:
Racconta: – Torno alla primissima infanzia… un castello antico immenso, dove una mano mi accompagna e mi abbraccia: mi toglie la paura di tutte quelle stanze vuote, per me gigantesche, con tante figure di personaggi austeri che m’intimidiscono o fanno anche ribrezzo oppure di quelle tante persone sconosciute che vanno e vengono tra cortili, corridoi, e stanzine buie e maleodoranti. Eppure un luogo privilegiato lo scorgo: è un giardino con alberi immensi, rose e cespugli profumati… ma purtroppo la mano amica un giorno scompare. Per me è la disperazione totale, urlo, piango e nomino ‘’quella mano affettuosa che è sparita’’… almeno così mi disse mia madre che per tutta risposta ai miei lamenti, mi raccontò un giorno che ero davvero insopportabile.
Mia nonna, ogni tanto mi viene a trovare in camera la sera e m’insegna una preghiera all’angelo custode o qualche storia. Per me sono momenti privilegiati, un’altra dimensione a me nota tuttavia, e anche un senso di calore umano quasi sconosciuto. Alla mia cresima per arrivare in tempo, lei prende un aereo, ma durante il volo, il suo cuore si ferma per sempre. Non piango al suo funerale, ma mi viene addosso un riso nervoso che molti disapprovano totalmente.
Sono cresciuta, ma la solitudine esterna e interna mi avvolge, mi rifugio a volte davanti a una piccola cappella fatta erigere da mia nonna in giardino, c’è una madonnina, copia di un celebre scultore di bassorilievi antico – e a lei racconto, più ad un’amica che a una divinità protettrice, tutti i miei desideri e dolori. La sola sensazione o meglio certezza che ho è che non esiste alcuna separazione e tutto è dentro e fuori di me allo stesso tempo. Impossibile però parlarne a chiunque. Un po’ più grandicella, a volte mi rifugio in una stanzina buia per vecchi attrezzi di pulizia in disuso, quasi volessi trovare lì una via di fuga perché… nessuno possa trovarmi. Poi mi stanco e seguo la governante teutonica e …isterica nelle noiose quotidiane passeggiate. Non ho veri amici e quelli che frequento nel villaggio vicino, hanno sempre quell’aria un po’ scostante quasi fossi un… ufo e parlottano tra di loro. Una cugina che viene a trovarmi mi comanda a bacchetta, ma non me ne importa, almeno si gioca un po’ alle bambole, inventando storie, gioie e problemi per un fantoccio di gesso. Corriamo assieme ad altri ‘’socialmente ammessi ‘’ dalla famiglia e giochiamo a “guardia e ladri’’ e agli ‘’indiani’’: c’è Toro seduto, Aquila bianca, ed io? Sono soprannominata come? ’’Piede lento!’’. Perché mai? Non me ne importa perché so bene che queste corse affannose non mi divertono e non m’interessano affatto. Mi chiamarono poi ‘’il bersagliere,’’ quando da sola andavo a scuola o altrove.
Mi sento sempre più estranea al mondo in cui vivo, anche se faccio di tutto per parteciparvi. Un fratellino è sempre malato e prende tutte le attenzioni: non ne sono gelosa, anzi, ma mi avvicino a lui, lo proteggo da… castighi assumendone le colpe, pur di avere ‘’qualcosa di vivo’’’ a cui appoggiarmi. Si direbbe anche che sua madre voglia riprenderselo per sé… lo ha fatto, quando lui era adolescente. Con me lui continuerà a esprimere il bisogno di servirsi da scudo ed io di proteggerlo, pur subendone i soprusi, pur di sentirmi viva come da bambina. Accade fino a tarda età, quando mi accorgo finalmente che non è servito a nulla il mio atteggiamento e che in realtà mi ha schiavizzato e anche fatto del male. Lo ignoro definitivamente, nient’altro da fare.
Mio padre, spesso assente, mi dimostra stima e affetto, per mia madre invece è come se fossi un soprammobile, da spostare da una pensione per vacanze all’estero (per imparare una lingua) a una scuola, mi regala i suoi vecchi vestiti e le devo obbedienza assoluta. Altrimenti …ceffoni! Forse sento la sua infelicità, anche se vedo che tutti le stanno intorno con ammirazione e rispetto e non mi ribello. Quello che in me è costante è una tristezza senza fine. La mia schiena si adatta a questa costante ’’incurvatura’’ e all’autorità senza amore. Mi impongono(!) un busto di gesso chiuso e per sei mesi sono bloccata, giorno e notte – una tortura che si rivelò inutile e dannosa anche per la muscolatura della schiena. La domenica oltre all’inevitabile messa nella parrocchia vicina, devo andare alle lezioni per imparare a ballare alle feste(!?) e vedo solo sorrisetti ironici dai vari ragazzi presenti!! Durante l’adolescenza, a scuola ho una compagna di banco, a cui provo a confidare qualche impressione e sento che c’è risposta: diventiamo amiche inseparabili. Lei ha perso il padre in guerra e il suo patrigno la ignora. Anni dopo vengo a sapere che l’hanno internata in un ospedale psichiatrico per schizofrenia. Se lo fossi anch’io? Quei ‘’mali’’ sono solo etichette per chi teme le persone che appaiono ’’diverse’’, non tanto per costumi o idee di facciata, ma per il profondo e il non-convenzionale di tutto l’essere. Durante qualche anno però, per le vacanze ‘marine’, mio padre ha scoperto un peschereccio trasformato con cabine e con alcuni marinai-pescatori ci invita a un mese di … scoperte delle coste e di tutte le isole del Mediterraneo. Sono spesso sul bompresso per danzare con le onde, anche se il mare si agita, per me è un amico. E poi ci sono i delfini che sembrano osservarmi divertiti! La barca non fa a tempo ad attraccare ad un’isola sperduta che sono già pronta a tuffarmi e ad andare a esplorare anche da sola. Ahimè dopo qualche anno deve vendere la barca, il mio paradiso è perduto. La festa, anche di poche settimane annuali, è finita, poi si torna a scuola, in una triste città sporca di carbone, alle passeggiate obbligate la domenica, alle noiose serate soli, poiché la madre è sempre pronta ad uscire dopo le otto di sera e il babbo si occupa della campagna lontana. Le vacanze si fanno al mare di spiaggia, assieme alla governante-Gestapo(!) e poi … che gioia(?) un mese di collegio all’estero.
Una sera però scopro una meraviglia. La televisione è ancora accesa, mentre gli altri sono andati a dormire e vedo strani personaggi e ascolto – una preghiera, un suono di campanella in una lingua strana. Sono i monaci tibetani in un monastero sull’Himalaya. Sono affascinata come se quella campanella e quelle preghiere avessero riaperto una finestra mai chiusa.
Poi ecco la fine dell’adolescenza, il ballo favoloso dei diciotto anni. Il vestito me lo sceglie mia madre, anche se io lo trovo orrendo. Sembra in seguito che la vita mi faccia qualche sorriso, mi sposo contro la volontà materna (subisco la sua maledizione!) anche per fuggire, sperando di avere figli e avere una vita serena.
Anni dopo, – sono già madre di due bei bambini, – una vecchia signora incontrata per caso, dice di conoscere dei monasteri in Europa in cui vivono questi rifugiati del Tibet dopo l’invasione cinese. Prendo la mia mini e con lei faccio tanti chilometri, ma la gioia è immensa, come se li conoscessi e mi portassero a quanto sentivo già da bambina.
Durante i miei anni di vita familiare, anche se sempre tormentati, grazie anche alla signora e ai miei viaggi con lei nei monasteri tibetani in Europa, riesco a ritrovare alcuni monaci che mi indirizzano verso luoghi in Oriente dove possa trovare dei veri saggi che mi diano qualche apertura al senso della vita che ancora mi sfuggiva. Nonostante le rimostranze coniugali, prendo il treno con alcuni conoscenti interessati, un aereo e arrivo a destinazione. Qualche guida e yak, dormo in cucine – ma forse il nome è troppo serio – dove di notte passeggiano scarafaggi o altro. Dormo in monasteri gelidi e mi lavo nel ruscello poco distante. La cura però dà un bel risultato, mi apre a nuovi orizzonti sul cammino della realtà vera che si avvicina e chiarisce quanto confusamente sentivo.
Dopo qualche anno più infelice che mai, provo a separarmi e a vivere anche con poco e i miei due figli: una bambina che avevo nominato ’’Consolata’’ (per la mia devozione di tanti anni al santuario torinese), che aveva crisi forti di asma preoccupanti e che aveva forse assorbito i tormenti parentali e un maschio che mostrava paura e angoscia in certi atteggiamenti e difetti di elocuzione.
In seguito, altra tragedia in vista. Il coniuge non ne vuol sapere ed è anche deciso a non lasciarmi i bambini: mi ricatta con promesse di vendette e di… suicidio. Non ho soldi, ma con gli ultimi denari vado da un avvocato, per una lettera che autorizzi ad un’azione legale in regola. Un po’ sollevata vado a trovare in ufficio il coniuge che guarda la lettera e… la strappa con fare deciso!! Mi pagherà una stanza in un’altra città e dovrò sottostare ai suoi piani, se voglio vedere i miei figli. Insomma, mi sento punita di nuovo e impotente. Parto definitivamente, il dolore immenso lo caccio via, dedicandomi a ritrovare una nuova vita con interessi veri e personali, con i quali spero di poter poi aiutare i miei figli.
Da un lato vedo che quel che mi succede è in ‘’sintonia’’ col mio essere e che è necessario per imparare qualcosa che ancora era velato, dall’altra mi sento persa, ma ingoio il malessere e lo calo all’interno come fossi intorpidita, forse solo per non provare un dolore cocente e costante che mi avrebbe sconvolto. Realizzo solo più tardi che finché non si coglie e si prova con tutto l’essere quanto ci accade, tutto si ripete! O ci si ammala seriamente. La vita vuole solo sincerità totale.
Finite le peregrinazioni di ricerca esterna della saggezza e della perenne Realtà profonda, mi dedico alla meditazione, alla lettura e all’interiorizzazione sincera. Incontro ancora come in anni precedenti, un essere che vive la Realizzazione: una volta sbarcò da una vecchia scialuppa in un porto di mare. Non lo avevo mai visto, ma sembrò riconoscermi e mi consigliò di occuparmi meno della società mondana e delle attività connesse e di studiare l’ Y King, e il buddismo… tibetano! In pochi minuti mi guardò il tema astrale e mi disse che quella era la mia strada: dovevo imparare l’astrologia! Tutto poi avvenne come in un film già girato, come se fosse tutto già preparato, incontri, studi ecc. Un esempio: avevo appuntamento con un fotografo per fare assieme foto di alcuni luoghi. Lo aspettavo davanti a un supermercato, ma la persona attesa non venne mai, mi voltai e vidi un annuncio d’inizio di un corso di astrologia il giorno dopo: senza esitare entrai e m’iscrissi.
Ora vivo nella natura, ho un compagno che condivide le mie ricerche interiori, per svelare… il falso, dal momento che l’Assoluto è indicibile e non sperimentabile, si tratta solo di pulire il pozzo, man mano che l’acqua sporca appare, solo vivere e verificare quanto accade per scoprire poi… che non è mai accaduto nulla.
Eppure le percezioni e le sensazioni sono presenti. Come spiegare tutto questo? Quando mi sveglio la mattina il sogno di qualche minuto prima, che sembrava così reale, è scomparso. Se ora mi rendo conto in modo inequivocabile, che è il mio sistema neuronale, da quando ho iniziato a percepire e imparare, soprattutto dai presenti (madre ecc.), che costruisce un mondo là fuori e un soggetto che prima credevo me stesso – allora posso svegliarmi da quest’altro lungo sogno che si dilata in uno spazio-tempo fittizio. Si, fittizio poiché se tolgo oggetti e nomi, nozioni imparate, è sempre qui-ora ossia non è mai successo nulla ‘’realmente’’. La Realizzazione tanto decantata non altro è che questo, ma si tratta di viverlo costantemente. E non c’è mai stato… nessun ’’realizzato’’!!
Non vi è mai stata origine, né spazio-tempo, tutti concetti imparati che servono all’illusoria ‘’persona’’, ma non hanno nessun contatto con la Realtà Ultima, che è al di qua e non può confondersi con il miraggio quotidiano.
Rimane un’ombra di commozione sul viso dell’amica che qui finisce il suo racconto e sembra essersi liberata da quel cumulo di ricordi che ormai sono evaporati come neve al sole… il sole che ha fatto evaporare il miraggio che pareva così tangibile.

MONACI IN PREGHIERA







