Molti appassionati della ricerca spirituale, o curiosi soltanto, si fermano alla nozione di ‘vuoto’. Che cosa significa?
Un saggio realizzato dice loro:- Cerca, cerca chi sei e dove sei, che cos’è il mondo, cos’eri otto giorni prima del concepimento.-
Arrivata a questo punto, la mente che crede sempre di trovare un oggetto e di trionfare con varie spiegazioni che giudica valide e importanti… di botto si ferma, poiché trova un buio, un ’non-so’ che non riesce a oltrepassare. Si sente sbalordita, confusa e anche perfino imprigionata e per alcuni è il terrore!
Spesso poi, per riprendere forza, la mente si àncora e si stringe al ’concetto di vuoto’ come se fosse una stampella insuperabile e rassicurante quasi:- Oh! Ci siamo! – Ma dopo qualche tempo si rende conto della bugìa! Da un lato il pacco mentale si rafforza, dall’altra è come se uno si sporgesse da una torre pericolante con la paura di scivolare in basso senza freni.
Alcuni… coraggiosi e determinati, si spingono a scivolare giù, giù per esplorare il mistero. Cosa scopriranno?
Dopo alcuni lunghi momenti di esitazione, il concetto si allarga sempre più fino a diventare impercettibile… e si entra davvero nell’abisso del ’non-so-che-non-so’! Non è più una bella frase o un’elegante etichetta, ma qualcosa di imponderabile e impossibile (appunto) da descrivere. Scompare il mondo solido a cui siamo abituati, quello dei ricordi e degli insegnamenti, catapultati nel cosmo da un invisibile sputnik che ci… abbandona. Molti, terrorizzati cercano di cancellare l’esperienza, tornando bene o male nel ‘quotidiano rassicurante’. Altri, incerti, provano a oggettivare le sensazioni, ma senza riuscirci davvero. La mente, quel pacco di stimoli imparati e a cui siamo legati, si sente disorientata e confusa. Poi ecco tutto scompare dallo schermo abituale e per taluni è come spegnere il computer, morire oppure… un sorso d’acqua nel deserto!
È il famoso ‘salto’ (quantico o… fisico) che si vede così ben rappresentato nell’antico Castel del Monte ad Andria (Puglia) dall’imperatore Federico II, che era certamente… andato ‘oltre’ pur esercitando un forte potere temporale. Arrivando all’ultimo piano si vede una scaletta che s’interrompe, poi guardando in alto la scaletta continua! Ma per salirvi che cosa si deve fare? ecco… un salto!
(come scrissi nel ‘Salto nell’infinito’:- IL SALTO NELL’INFINITO – Isabella di Soragna
Lo zero è un cerchio che tutto contiene… ma rimane uno zero… nulla, anche se da esso nascono tutte le cifre. (sifr in arabo)
La Realtà, la Vera Natura è oltre o al di qua dello zero, è il salto nell’infinito, senza salto.)
Che cos’è dunque ciò che permette di ‘osare il salto’? Certamente la curiosità immensa e la determinazione che offusca la paura, ma anche un inizio di comprensione diversa più allargata. Non si rimane nel sobborgo popolato di vecchie conoscenze che non soddisfano più. Si inizia a sentire un senso di leggerezza inspiegabile, gli oggetti abituali perdono i contorni abituali (no! non sono ’sostanze’ ad indurlo, anzi quelle poi affossano le percezioni e il fisico) si sperimenta il fatto che è il nostro sistema neuronale a provocare il cosiddetto esterno, che altrimenti sarebbe solo un ammasso di segnali incomprensibili, il quale è momentaneamente messo in disparte. Si vede con gli occhi del… cuore, non quello fisico, ma quello di cui sempre parlava Ramana Maharshi, additando il punto destro del petto. Quello che tocchiamo quando si parla di sé.
Le parole… mancano e un senso indescrivibile di unità ne prende il posto. I cinque elementi – come diceva Nisargadatta – di cui siamo fatti e di cui è fatto il cosiddetto mondo esterno, sono lo specchio delle energie che s’incrociano, interferiscono, a volte spariscono, ma rimangono sempre le stesse. Da dove vengono? Nessuno lo sa e l’apparenza di uno spazio-tempo costruito, gli conferisce lo statuto di ’reale’!
Abbiamo scambiato il multiforme, mutevole e perituro in qualcosa di indefinibile, ma che invece provoca una fulminea certezza che si addensa e c’invade, togliendoci ogni etichetta, ogni descrizione possibile. La mente è… sparita, è rimasta in anticamera, non comanda più. Appare una felicità mai provata. Il ‘Vuoto’. Sparito anch’esso, o semmai c’è il PIENO di CIÒ CHE È e che siamo sempre.
La convinzione di esserci, si affievolisce fino a sparire, si fonde con l’infinito indescrivibile che ci riempie fino a farci sparire del tutto. No, non è la morte terrena, ma qualcosa che anche la morte fisica non potrà toccare!
E dov’è finita la paura? È scomparsa momentaneamente dalla scena di uno dei cinque elementi, (quello che governa alcuni organi del nostro sistema) e la si ritroverà in un momento di pericolo fisico imminente, ma temporaneo. Non ci impone tuttavia, sottilmente, le azioni da compiere, tranne quelle necessarie alla sopravvivenza naturale. Abbiamo lasciato il mondo delle convenzioni imparate, dal mito della separazione archetipica – utile nel quotidiano per distinguere una pietanza da una macchina – ma anche quello dell’immersione nei concetti filosofici, religiosi e così via. Siamo passati appunto dal VUOTO (di concetti) immediatamente al PIENO di CIÒ che È !
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Se fai davvero il vuoto, il pieno lo riempie.-
Quando uno specchio vuoto è messo davanti a un altro specchio vuoto, rifletterà subito un’infinità di specchi.
Gli atomi di un corpo o di altri oggetti, visti da microscopi potenti si rivelano… VUOTI. Eppure ci troviamo immersi in un mondo che i nostri sensi percepiscono come reali e stabili.
Ci siamo fissati su apparenze a cui ci siamo aggrappati come a un salvagente indispensabile, ma poi si scopre che basta un forellino e… l’acqua irrompe e ci annega!
Abbiamo visto e compreso l’apparenza del mondo onirico diurno e non ci lasciamo più intrappolare dalle abilissime menzogne del maligno – la mente che ci vuol mantenere nella rete di combinazioni dei vari elementi, come se fossero reali e non generati dal senso di essere o coscienza, temporanei e perituri. La coscienza, la mente e il corpo sono un unico cespite di irrealtà a cui però siamo legati da un’invisibile sottomissione, cementata dalla paura. Quale paura? Quella della nascita a cui ci siamo identificati, aggrappati con grandi sofferenze e a cui ci hanno appeso il cartellino ‘IO’. Si, il corpo-coscienza-sistema neuronale sono ’arrivati’ senza richiesta precisa e poi spariranno a loro discrezione. Che realtà potranno avere? Siamo davvero quello? O invece qualcosa di intangibile sempre presente prima del concepimento e quindi ora e nel futuro, oppure frutto di creazioni intellettuali, utili nel quotidiano, ma privi di realtà propria?
Se poi osserviamo la questione – senza appigli concettuali appresi – ecco che il ‘passato’ è fatto di memorie e il ‘futuro’ di anticipazioni, ma entrambi si manifestano solo QUI-ORA.
Chi o che cosa è nato veramente? Siamo davvero nati o è un insieme di apparizioni incollate alle cellule neuronali a farci credere questo. Come il sogno notturno sfuma al risveglio, ecco anche qui, il mondo abituale anche se presente, si rivela una momentanea creazione mentale.
Ecco che il famigerato Vuoto – a cui approda anche il buddismo – non è più uno spauracchio da evitare, ma diventa il PIENO DI CIÒ CHE REALMENTE È… QUELLO CHE SIAMO ORA, SEMPRE. È l’INDESCRIVIBILE GIOIA, quella di cui parlava sempre anche s. Francesco e altri santi e saggi di tutti i tempi. Nessun errore possibile.
Quando non esiste più questa convinzione di ‘essere’ che fastidio può darti il mondo? – (Nisargadatta Maharaj)
Quello che sai non è niente, non esiste, è irreale. Se è vero non puoi saperlo. – (Ranjit Maharaj)
(dipinto di Consolata Radicati)