Nel sonno profondo il senso di essere, di esistere, SCOMPARE. Al risveglio del mattino RICOMPARE e con esso il corpo che – per così dire – è avvolto dal presunto mondo esterno, in realtà creato e memorizzato dal sistema nervoso, dai concetti e dalla mente istruita dall’infanzia. I nomi solidificano un flusso di vibrazioni anonime.
Questo significa che il senso di essere o coscienza, è transitorio, quindi irreale. Prima del concepimento, cos’ero? Quello che sono prima della nascita, ora, domani e dopo la morte del corpo-mente (il corpo è solo lo strumento attivato e condizionato dalla mente) – se non m’identifico con questo apparato. Il prima e il dopo, lo spazio-tempo sono solo concetti relativi a tutto il sistema, ma non in senso assoluto.
Allora non sono né il corpo, né la mente, né la coscienza, ma il substrato eterno-ora di questo spettacolo effimero e apparentemente costante e ripetitivo. “Appaio” come osservatore o testimone invisibile, ma attivo (il senso di essere costante), ma sono TUTTO E NULLA SEMPRE, poiché nella Realtà (ovviamente inconcepibile perché lo SIAMO TOTALMENTE SENZA DIVISIONE POSSIBILE) svaniscono tutti i nomi e le etichette memorizzate. Se c’è anche un infimo punto di riferimento è un ostacolo cui ci si appoggia pieni di speranza, ma per cadere invece in malo modo. Il linguaggio continuerà ad essere usato nel quotidiano relativo, ma non lo si considererà mai più come assoluto e reale.
Il respiro che appare al primo vagito, è un cordone ombelicale che, dopo aver perso quello fisico, materno (in cui siamo un unico essere con la madre), sembra collegarci al cosiddetto mondo esterno, insieme alle apparenti popolazioni che compaiono attraverso false percezioni e sensazioni, prodotte dal sistema sensoriale e mnemonico, che ora ci sono e ora scompaiono.
Il mondo onirico notturno è molto simile quindi, poiché in esso c’è un apparente osservatore che vive una storia, che poi si rivela solo un’emanazione soggettiva: sembra durare molto, ma poi si scopre che il sogno era solo di qualche attimo. Nel sogno diurno è lo stesso-anche se ci crediamo separati e alieni agli avvenimenti – in realtà “siamo” tutto ciò che appare, che ci piaccia o meno. Realizzando questo, non potremo più prendercela con i nostri “cattivi” fuori o con le disgrazie che ci capitano ecc. perché anch’essi si rivelano quanto i buoni e le gioie, farina del nostro sacco.
L’aria che respiro, la coscienza-IO è universale – anche se sembra frazionata e usata da miliardi di esseri – che ci fa credere a una quantità di IO, ma…ce n’è uno solo! e per di più transitorio e inventato. Se l’aria e l’ossigeno ora venissero improvvisamente a mancare sulla Terra, ecco sparire tutto in un attimo.
Che cosa rimane? L’Assoluto che siamo. Eternamente ora.
Durante i primi anni di vita un bambino non si considera “qualcuno” di separato, vede convinto che tutto è senza limiti, più tardi potrà affermare con certezza che tutto è Dio (quando gli insegneranno il suo nome e le sue funzioni, come capitò a me). Il che significa che tutto è un’unica coscienza universale. Mistici (S. Francesco, M. Eckhardt, Ma Ananda Moy o Ramana Maharshi) e fisici (Einstein, Bohr) di culture diverse, arrivarono alle stesse certezze in paesi e tempi lontani, senza conoscersi: fiori o spazzatura, geni o minorati, mendicanti o imperatori sono della stessa sostanza dei cinque elementi di base: l’arcobaleno non è luce? Questo senso di coscienza illimitata e sempre presente, che alcuni chiamano Dio, Allah ecc. la sperimentiamo ancora come “oggetto”, anche se la separazione è sottilissima, ed è ancora un’esperienza e quindi duale. L’illusione, pur dando l’impressione di universalità senza confini, permane intatta. Si arriva alla comprensione effettiva che quanto sperimentiamo proviene dal nostro sistema nervoso, cerebrale e mnemonico, in atto dai primi mesi di vita (non prima) e quindi il sogno notturno è simile, se non uguale a quello diurno che “sembra” più lungo e ripetitivo (secoli, epoche, ecc.): la differenza sta solo nel credere ancora alla realtà dello spazio-tempo, ma un solo attimo contiene una lunga storia, come un USB racchiude un romanzo lunghissimo o film complicati. Ormai si sa – non solo perché lo scoprì Einstein – che il tempo e lo spazio sono solo apparenti. Molti lo sanno, ma lo dimenticano. In sostanza la divisione tra esterno ed interno si rivela assolutamente falsa.
A questo punto vi è la prova che il cattivo del sogno notturno e quello che ci deruba durante le ore del giorno è una nostra produzione cinematografica, dovuta ai meccanismi dell’inconscio, altrimenti non apparirebbe sul nostro schermo virtuale. Diventando coscienti di pulsioni dimenticate e diventate negative, per mancanza di…luce, queste si riaccendono di una nuova forza e di una vitalità ritrovata.
Cosa rimane allora? L’osservatore anonimo o testimone del sogno diurno e notturno.
Ora si tratta di identificare questo testimone, se davvero esso esiste o è solo una congettura per poter trovare una stampella anche invisibile sotto l’impalcatura, che ora diventa assai pericolante.
Buddha e i buddisti parlano di Vacuità essenziale. Sono note le parole del XIV Dalai Lama:
– Risvegliarsi è vedere che si dormiva,
che si sognava la vita senza viverla.
Risvegliarsi è prendere coscienza
che tutto quello che percepiamo
è un’illusione generata dai nostri sensi,
che la sola realtà è la Vacuità.
I “sensi” del nostro apparato informativo, transitorio ed effimero, possono ingannarci ulteriormente, se essi funzionano in modo diverso da noi (cosiddetti “normali”), dovuto a malformazioni che rendono il mondo percepito differente dal nostro. La vacuità tuttavia rimane ancora un’etichetta, ed è soltanto tralasciandola, che il vero “pieno” di tutto ciò che È si manifesta. Anzi, piuttosto si VIVE -senza oggettivarlo- la PIENEZZA DEL VUOTO.
Questo “vuoto” pur essendo ancora un’immagine bloccante, spaventa la mente oltre misura, anche quella diventata più sottile per opera di meditazioni e ricerche, poiché subito crea un’immagine, un concetto di un “buco nero” in cui è costretta a sparire! Alcuni lo capiscono intellettualmente e lo accettano, mettendolo nel loro bagaglio spirituale ben fornito, ma nel quotidiano ne rimangono lontani e inconsapevolmente lo temono quanto gli altri. Se è davvero compreso e assimilato nel quotidiano, le reazioni emotive (dovute in gran parte a memorie dolorose e soppresse) sono accolte e si fanno sempre più rare, o rapidamente si sciolgono, senza accorgersene; i desideri, tranne quelli di prima necessità, si fanno inconsistenti, poiché si raggiunge un senso di pienezza indicibile senza impellenti bisogni di ottenere qualcosa, di cercare un riconoscimento da parte della società, poiché anche questa si rivela fatta di atomi vuoti. Inoltre manca ormai l’incentivo, in genere dovuto a un senso di mancanza di sicurezza infantile, alle ansie e alle aspettative che perdono forza. Anche i cosiddetti “mezzi-guru” che riempiono le sale e si spostano nei vari paesi per ottenere consensi e …compensi(!) fanno parte del ghetto mentale, camuffato da spiritualità che rimane ancora una gruccia bloccante per la Realtà già sempre presente e solo dimenticata.
Molti si convincono che si arriva addirittura a una morte cerebrale, che allora ogni lavoro o attività diventa inutile e la vita si ferma. Perché? Nonostante (o a causa del) il bagaglio spirituale accumulato, sono ancora identificati a quanto “appaiono” e invece non sono, ossia a un corpo e una mente e che li accompagna dalle prime “istruzioni familiari”. Non c’è meta, non si tratta di arrivare da nessuna parte, solo togliere il falso che si è incollato e che nasconde la…pienezza dell’inconoscibile. Non si tratta di giochi di parole, ma di realtà da verificare nell’intimo.
Non diventiamo zombie impassibili: le emozioni nascono e scompaiono come quelle di un bebè, poiché l’apparente individuo, fatto dei cinque elementi che corrispondono a questi moti dell’animo, è attivo, ma non c’è più IDENTIFICAZIONE.
Mescolare l’intelletto, la finzione, con l’essenza indicibile-dell’essere-non-essere reale, conduce al caos. La razionalità nasconde solo la paura viscerale del concetto di vuoto, ma la mantiene stretta.
Il non-so-che-non-so va soltanto verificato e assimilato e invece di un abisso terrificante, si rivela la nostra vera essenza, luminosa e senza divisioni, senza tempo-spazio poiché questi si sono già rivelati inconsistenti.
CHI O CHE COSA SONO ALLORA?
ESISTO – NON ESISTO o NESSUNO DEI DUE?
- Rimami li dove non sai, finché sparisce il ricercatore, ti ci seppellisco! – diceva Nisargadatta Maharaj
Pura luce… o gioco di colori diversi per poterlo percepire?
Siamo Quello comunque si presenti
Senza inizio e senza fine
ORA