di Isabella di Soragna
PRIMA della COSCIENZA c’è un mondo reale.
e “Il mondo nebuloso degli atomi si materializza solo se c’è un osservatore”. In mancanza di quello, nulla si manifesta. (Niels Bohr)
L’osservatore è ancora un’illazione, da dove viene, che cos’è? Anch’esso scompare se investigato e allora?
Quando NON vi era coscienza (sensazione di esserci) non vi era sensazione di mancanza. Né vuoto né pieno. Anche uno stato di perfetta beatitudine e unità implica una separazione: vi è l’osservatore e quello che si osserva e si rimane nell’inganno della dualità, dell’attaccamento, del desiderio e quindi si nutre la sofferenza.
Torniamo indietro, almeno prima del concepimento. Un ovulo e uno spermatozoo infinitamente minuscoli s’incontrano: da dove vengono? Dal cibo di due individui maschio e femmina, yin e yang, positivo e negativo (i nomi sono infiniti, ma la sostanza è la stessa). Questi “individui” provengono anch’essi da simili origini microscopiche e così via si può risalire all’infinito: a Adamo ed Eva, al Big Bang? Prima ancora? Noi siamo impantanati in un processo lineare, causale, legato allo spazio-tempo, diamo nomi e etichette stabili, ma bloccanti a un processo che si svolge solo qui e ora. Il passato è memoria …attuale poiché si sperimenta solo adesso. Cosa “nasce” veramente? Una forma che cambia costantemente: la etichettiamo come embrione, feto e così via, vogliamo fissarla in questo o quello, ma che in definitiva ci sfugge. Se si riflette bene, nasce un qualcosa o si ripete un dato in infiniti modi e forme diverse? Questo qualcosa poi proietta su uno schermo immaginario un mondo (paesaggi, famiglia, eventi a cui si dà un’importanza enorme poiché si caricano di memorie) che – ormai è risaputo – è solo un gioco di neuroni che si agita nel retro del nostro cervello. In definitiva, indagando senza proiezioni mentali, possiamo invece affermare che nasce… solo il tempo e lo spazio in cui avviene? Lo spazio e il tempo sono costrutti mentali e quindi sono… inventati o al massimo imparati. Sono convenzioni, abitudini pratiche, ma immaginarie. Allora com’è possibile definire che “è nato” il tale o il tal altro e costringerlo in una forma che può sparire in un attimo? Sono solo convenzioni, utili per comunicare, ma costruite dal pensiero, apparenti e non reali.
In sostanza si tratta di voler CREDERE, il che SIGNIFICA IDENTIFICARSI A “QUALCOSA”: DIVENTI ALLORA ‘’QUESTO O QUELLO’’ MA TI FRAMMENTI, ti separi, quindi soffri e vivi la mancanza dell’altro. Ma è una veduta falsa, la dualità è un concetto, non esiste che nel credere: se sei intero, completo, non ti può mancare nulla.
TOGLI IL “CREDO’’ E QUELLO CHE RIMANE è l’Inconcepibile, inseparabile Sorgente che sei/siamo.
Su questa Base Inconcepibile (se tentiamo di afferrarla per farla diventare oggetto, si divide e crea il senso di mancanza, desiderio, sofferenza) appare un vago senso di presenza: è il primo pensiero, l’etichetta iniziale che crea un oggetto diverso. Questo cartellino lo aggiungi alle sensazioni della primissima infanzia che impari a considerare come forma specifica, a cui si dà un nome e che costantemente è memorizzato da processi nervosi. La fabbrica del tempo è in moto. Anche se poi alcuni ritengono che dire “non esisto, non sono un corpo” sia sufficiente a cancellare le impronte mnemoniche, è necessario invece una caparbietà incessante e paziente per destrutturare la figurina inventata – ma ahimè così presa per reale – del corpo fisico alimentato costantemente da inveterati e cementati concetti.
Che cos’è dunque questo corpo che man mano si è sviluppato sotto la stessa insegna di “io-il-tal-dei-tali”, dopo l’inconsapevole gestazione dell’ovulo + spermatozoo? Una serie di… continua la lettura su riflessioni.it