di Isabella di Soragna
In alcuni giochi di carte si usa il “joker” che assume i ruoli di varie figure. Il suo valore è ZERO e appunto per questo può adattarsi a qualunque immagine. Un po’ come un attore molto versatile che è chiamato di volta in volta a recitare in ruoli dissimili, ma proprio per questo è ricercato, tuttavia mai si dimentica della propria vera identità.
Nel gioco dei tarocchi la carta iniziale è lo zero e l’immagine è il “matto” raffigurato come un povero viandante con la bisaccia sulla spalla, inseguito da un cane che gli morde un polpaccio, ossia tenta di coinvolgerlo nel mondo esterno. Quel mondo non ha più presa su di lui ed egli guarda altrove, incurante di camminare sull’orlo di un precipizio. La maschera della pazzia fa sì che si nasconde al mondo, la follia è dunque saggezza. Infatti, alla corte degli antichi sovrani, il folle, il buffone, poteva esprimere tutte le verità.
Anche senza conoscere il significato nei dettagli, l’impressione di quella carta è di un essere che non si cura né del passato che tenta di farlo restare, addentandolo come mostra l’atteggiamento del cane, né del futuro che è rappresentato dal vuoto in cui sta per cadere. Egli non sembra possedere alcuna identità propria.
A proposito mi viene in mente, anni fa, presso un paesino in Turchia, lontano dal turismo, vi era un mercato, al limitare di un bosco. Era molto affollato e la gente si tratteneva anche a parlare con i vari fruttivendoli o venditori di prodotti locali. L’atmosfera era allegra, animata da contadini del luogo. A un tratto dal bosco si vede sbucare un uomo, vestito in modo tra il bizzarro e lo straccione, che a passi svelti si avvicina a un banchetto. Non sembra un mendicante: il suo sguardo è sereno, come se non fosse molto interessato a ciò che avveniva intorno, ma cortese verso tutti. A ogni banchetto di ortaggi riceveva in dono un frutto o qualcos’altro, quasi fosse stata un’abitudine. Non si fermava quasi e poi continuava il suo cammino svelto e tranquillo. Quello che ancora mi resta impresso, è il suo sguardo intenso e sereno, non quello di uno che ha perso del tutto la ragione. Altri lo avrebbero considerato un folle o qualcosa di simile, ma la mia impressione fu lampante: quell’uomo assomigliava al joker delle carte o al matto dei tarocchi.
Lo stesso provai nella cittadina in cui vivevo, osservando la figura di un essere simile al matto dei tarocchi che camminava in una via centrale. Venni a sapere che era un uomo conosciuto che lavorava un tempo come tecnico esperto di computer, assolutamente normale, e che un bel giorno ne ebbe abbastanza e lasciò tutto, lavoro e casa. Ogni tanto andava a trovare un conoscente che abitava in quella via. Non era importante sapere come egli vivesse o cosa facesse, la visione di quel viso sereno e tranquillo, nonostante i suoi vestiti lisi e malfatti, mi rivelò che non era né il “ribelle” né l’anticonformista, né il drogato, ma qualcuno che viveva la pace interiore nonostante tutto, qualcosa che andava oltre le caratteristiche formali, e ancora una volta che i veri “pazzi” non sono loro, ma quelli che si affannano a voler sempre di più e si identificano a ruoli imposti da genitori e società, credendo di poter gustare per sempre una felicità che invece li elude sempre.
In sostanza questi esseri mi hanno dato l’impressione che erano “svegli” e che vedevano il mondo come un sogno, al quale non prendevano ormai più parte, pur vivendolo. Avrebbero anche potuto continuare il loro lavoro o a funzionare nella società pur essendone estranei, ma in fondo questo sarebbe stato più difficile, ma assolutamente possibile. Un altro esempio incredibile mi fu dato nel 1999 da…“Vito Carella, fantasma da vivo e da morto, eroe dell’inesistenza…”
(vedi articolo e video).
Molti si spaventano davanti a questa visione che riunisce male e bene e tutti gli opposti, poiché sono talmente abituati e convinti di essere separati e a creare sempre più mondi virtuali che invece di soddisfarli, aumentano il senso di alienazione, mentre questa è solo un’immaginazione, un’apparenza in uno spazio-tempo prestabilito e concettuale. Non significa che si diventi ebeti o indifferenti. Non si può descrivere o quantificare, ed è questo che genera apprensione o al massimo si preferisce stabilire delle targhette tipo ’’il mondo è un’illusione’’ ecc., ma non si va più in là.
Anche il tanto temuto “vuoto” di cui parlano buddisti e altri, è solo un’altra etichetta CONCETTUALE, anche il “nulla” è solo un nome, il precipizio senza fondo del matto è l’ultima stampella a cui si aggrappa l’ego-mente per generare paura e scappare! Il vuoto è pieno di noi stessi, ma non essendoci alcuna separazione NON possiamo ”concepirlo”.
L’abisso del “Matto” è ancora un’illusione…
Nel libro e anche nel film di “Alice attraverso lo specchio’’ si travolge del tutto la convenzione temporale e alla fine il ‘’Cappellaio matto’’ dice:
-La distinzione tra realtà e sogno è insignificante, talmente lieve che è difficile accorgersi di ciò che è reale e ciò che non lo è.-
In questa frase sta… l’assoluta follia o… la maggior saggezza?
Mi capitò una volta di viaggiare in un’auto guidata da un amico, il paesaggio era bellissimo e ne godevo ogni dettaglio. Purtroppo per una sua distrazione, il veicolo andò a cozzare contro quello che arrivava di fronte. Vidi l’auto sfasciata, lanciata in un campo vicino, i passeggeri intricati nei rottami e nel fango in cui erano finiti, mentre io me l’ero cavata volando fuori da una portiera che si era aperta durante l’incidente. Ancora scossa dall’impatto violento, a tentoni andai verso l’auto e riuscii a estrarre uno a uno i corpi contusi e ammaccati dei compagni di viaggio… poi ecco un rumore forte… mi sveglia! Era un sogno, ma talmente preciso e reale che il risveglio mi parve… assurdo!
Se qualcosa nella mia vita mi procura dolore, m’infastidisce in modo ripetitivo, sono malato cronico o colpito da una malattia grave…e desidero GUARIRE… non si tratta di ‘’volerlo’’ o soltanto di dare amore incondizionato(non può essere incondizionato se c’è uno scopo definito) ma di sciogliere la memoria legata a quello e di guarire il nodo che lo provoca in me.
Ad esempio se la volontà propria da piccolo mi è stata sistematicamente negata, significa che la mia energia mi sarà costantemente sottratta da adulto, sia in modi palesi (denaro) o sottili(autorità esterna). Se la mia spontaneità è sempre stata bloccata, se sono stato denigrato e criticato, incontrerò persone o eventi che continueranno a dimostramelo, e per inconscia compensazione, potrò diventare un personaggio importante, un guaritore, sciamano o medico di fama mondiale, ma anche se guarisco(o credo di farlo) ‘’altri’, ossia una parte di me che non vedo, non scioglierò la mia vera memoria di base e dovrò continuare in eterno… la cosa più importante però è vedere con convinzione che siamo noi (memorie-subconscio) a crearci l’esterno! Facile dire ‘’Tutto è uno’’ e poi inveire contro ciò che non ci va! Riconoscere il conflitto è già un passo verso il recupero dell’unità iniziale. Quindi si tratterà di ritrovare prima la mia energia (volontà), senza farmela sottrarre dall’esterno,(che è sempre una parte di me ignorata) guarire il bambino timido e impaurito che rischia di diventare un uomo di potere per rivalsa – se non accoglie la propria debolezza (attribuita all’intervento esterno, genitori ecc.). In questo modo si scioglie una memoria e si ritrova l’unità interno-esterno. Ogni emozione dà origine a un seme e crea, secondo le circostanze favorevoli, un germoglio e in seguito magari anche…una pianta robusta!
Se poi l’individuo che ha intuito questo processo, dovesse esercitare l’arte di terapeuta, potrà inchinarsi davanti al male altrui e ringraziare senza ‘’volere ottenere il risultato che desidera’’(ancora una compensazione!): la vita potrà così decidere se il malato guarirà o no. Allora potrà finalmente vedere, essere convinto anzi, che la ‘’propria volontà’’ non è mai esistita, che (ad esempio) la mancanza di protezione nell’infanzia, il genitore autoritario o il dittatore che gli impediva di esprimersi, erano solo lo specchio di ciò che egli non viveva spontaneamente e che – diventate “ombra” – avevano preso dimensioni grottesche e si riflettevano sul paziente. Infatti è noto che psicanalisti, medici o terapeuti spesso curano nei malati ciò che è soppresso in loro e molti muoiono del male che hanno curato tutta la vita , se non lo riconoscono in se stessi.
Vi è un modo molto concreto anche di verificare quanto detto. L’omeopatia “unicista” – se l’interrogazione del paziente è fatta in modo obiettivo e senza attese – è un metodo che riesce a scovare la falsa percezione iniziale generata al momento del concepimento. Il rimedio trovato ristabilirà l’equilibro vibrazionale, invisibile agli occhi, ma ancora più efficace perché non indotto o soppresso né con la chimica né con le intenzioni di volere proprio. La presa di coscienza del paziente farà il resto.
Esempio: se la madre del paziente ha concepito il figlio mentre il marito era nel panico di dover prendere in mano l’azienda… il figlio – senza accorgersene – continuerà a buttarsi nel lavoro con frenesia, invece di fare altro…oppure se una madre non aveva assolutamente accettato la gravidanza, il nascituro avrà sempre la ’’certezza’’ di non essere voluto e continuerà anzi a creare il “campo-sofferenza” adeguato, depressione, collera ecc. Il rimedio infatti, corrisponderà nel profondo alla falsa percezione del paziente, e non terrà conto di quello che fa o crede di fare di sua volontà…poiché tutta la sua vita lo dimostrerà, anche se in modi diversi e a sua insaputa, finché lo realizzerà e potrà superarlo.
Il programma quindi si dimostra già completo, si tratterà di lasciarlo svolgere, di riunire il video esterno con il proiettore e poi di trascenderlo.
Non si tratta di rinunciare a qualcosa, ma di sciogliere un nodo, per poi ritrovare la ‘’vera libertà” che è l’unità nella Sorgente, mai abbandonata: questa non è la libertà del volere essere liberi di fare ‘’quello che si vuole, o quello che il piccolo ego vuole’’ o di una fuga dal senso di impotenza. Libertà è essere al di qua o prima, oltre gli opposti, ma è necessario ripulire la casa dalle vecchie scartoffie e dalla muffa per poter ammirare lo spazio e la luce nelle stanze.
La non-località dei fisici quantici è la dimostrazione scientifica di quanto detto e la famosa frase di Niels Bohr riassume tutto:
-Prima della coscienza vi è un mondo reale-
Un’altra considerazione va fatta, riguardo alle identificazioni che non permettono di stabilirsi realmente nel Sé – mai lasciato del resto. Se non m’identifico più col corpo, ma rimango sottilmente legato ai piani sottili dell’ego, al corpo astrale delle emozioni e delle memorie a esse legate, o al causale, anche se li chiamo ‘’coscienza allargata ‘’ o altri bei nomi, questi mi manterranno nel miraggio come prima. Si sente dire quindi che se non hai davvero mollato ogni particella di ‘’me’’ sarai costretto a reincarnarti: ma chi si reincarna, o che cosa? Un’illusione rimasta a vagare ancora nello spazio celeste? Se hai veramente afferrato che in realtà non sei mai nato e che la vita è solo un gioco di elementi vacui su uno schermo apparente, l’ego o super-ego sarà non solo scovato nel suo nascondiglio, ma evaporato totalmente. E chi morirà? Soltanto una distrazione passeggera….
In altre parole: si può cancellare l’ego – la polarità legata alle memorie – solo dopo averlo trovato, anche nei dettagli più nascosti.
Si accennava prima al terapeuta che ‘’vuole guarire” i suoi pazienti ed è bene ribadirlo: anche con l’amore incondizionato egli può ottenere risultati soddisfacenti poiché crea un’unità, ma in realtà, se ha un’intenzione, vuole ’’ottenere qualcosa d’altro, di esterno”, invece di vedere che il paziente è lì per mostrargli ciò che in realtà egli non vede in sé stesso e che deve guarire, amando una parte dimenticata e dolorosa. Se ha solo l’intenzione di ottenere la guarigione del paziente, diventa di nuovo un gioco sottilissimo di potere, come fanno gli sciamani “buoni”, anche se invocano una divinità che li ispira e di cui si autoproclamano gli strumenti, ma è solo un velo aggiunto, mentre in realtà esercitano la “loro” volontà per ottenere qualcosa di preciso. Il fatto di rinunciare (o meglio di vedere con chiarezza) a ottenere un risultato definito e invece ‘’lasciare che la vita decida del risultato’’, è un modo di ‘’ritrovare quell’unità” mai persa d’altronde. La guarigione non è affare di ‘’persone’’ anche bene intenzionate, ma di volontà di Ciò che È e come deve essere.
In sostanza ognuno può guarire solo se stesso, il che significa ridiventare intero: olistico significa che è (già) intero. I sat-guru che vivono il non-stato, non più identificati a quanto appare nella coscienza e nemmeno al “sapere di essere”, non hanno evidentemente alcun interesse se il loro corpo-mente è sano o malato. Hanno investigato a fondo le astuzie dell’ego e della coscienza e non ne sono più ingannati. Hanno ripulito la casa, l’hanno lasciata e vivono nello spazio senza confini, anche se abitano in un monolocale.
Se osservi il movimento di un grosso pendolo vedi che va da un lato, oscilla verso l’altro, finché avendo perso energia si ritrova al CENTRO, IMMOBILE (né di qua né di là), la sua vera posizione iniziale.
Lo stesso dicasi per il respiro, quel cordone ombelicale che ci lega a ciò che ci circonda e che riunisce l’esterno con l’interno in modo indissolubile. L’aria è ovunque e dà movimento a tutte le creature: alla nascita si inspira per la prima volta, alla morte si espira per l’ultima.
Il pendolo-respiro si ferma allo ZERO – 0 – assoluto senza inizio e senza fine, in cui tutto appariva contenuto, come in un cerchio magico che ci ha stregato.
In definitiva, se verifico e sono stabilmente convinto che in realtà quello che sono davvero NON è contenuto nel cerchio e non è mai nato, com’è possibile che muoia o ne abbia paura?
Solo il Matto o il Saggio ne hanno la totale convinzione.