(frasi e brani riassunti da vari testi di Chen Wing Fung e scritti anonimi e da quello francese di F.Tristan )
Il meraviglioso cammino di Han Shan.
Premessa:
Verso la fine del secolo 6 av.C. dopo anni di ricerca spirituale intensa ma vana, Sakyamuni si siede sotto un albero di fico in contemplazione, dal tramonto all’alba. La stella del mattino lo sveglia alla sua vera identità e natura del mondo: è il Buddha “risvegliato”.
Il suo messaggio sarà limpido: ognuno di noi può risvegliarsi alla sua vera natura, solo nascosta sotto la confusione di preoccupazioni quotidiane, desideri incessanti e rinchiusa dal pensiero e dal linguaggio, oscurata dall’immagine di sé, ristretta e impoverita alla quale ci si identifica e che si fissa con le abitudini, incapace di meravigliarsi contemplando un fiore! Le parole indicano il cammino, ma non si devono prendere per il cammino: la verità è inutile cercarla all’esterno, essa è dentro al nostro cuore che è l’universo! Si tratta tuttavia di identificare prima le ostruzioni e reintegrarle nell’unità indivisa del Sé.
Mille anni dopo, Bodhidarma incarnerà lo stesso discorso sulla contemplazione, la via diretta ove nessun pensiero intralcia e oscura il cuore, che diventa libero dagli impedimenti in ogni circostanza. Egli precisa anche che la Vacuità contiene sole, stelle e terra, gli uomini buoni e cattivi, il paradiso e l’inferno: tutti sono nella Vacuità sempre presente. Ecco la natura dell’uomo.
Hui Neng che divulgò questi principi muore nel 713.
Molti, già di natura eccentrica e senza preoccupazioni, all’epoca si ritirarono in grotte, o monasteri eremitici, sulle montagne e questo divenne quasi una tradizione. Uno di essi Han Shan (che prese il nome della montagna in cui visse) fu il più noto. Di lui rimasero poemi intagliati su rocce, alberi e muri.
Il suo aspetto sembrava quello di un vagabondo, straccione, ma le sue parole erano coerenti e profonde: scardinavano i pensieri inutili.
L’uomo non vuole lasciar traccia di sé, ma confondersi con la
…natura circostante.
–Meraviglioso il cammino di Han Shan
nessuna traccia di carrozza o di cavallo
i dirupi convergono, difficile orientarsi
i picchi ripidi si accumulano in non so quanti gruppi,
la rugiada gocciola su mille tipi di erbe
il vento mormora tra i pini riuniti
in quei momenti smarrito il sentiero
il corpo chiede alla sua ombra: -Dove andiamo ora? –
Raccolgo foglie per coprire la mia capanna tra i pini
scavo una pozza per far venir l’acqua dalla sorgente
nessun rimpianto per aver lasciato i diecimila affari del mondo
coglierò felci durante gli anni che mi restano da vivere
La mia camera è vuota dal muro dell’est al muro dell’ovest
tra i due nulla,
se viene il freddo faccio il fuoco
se ho fame cuocio delle verdure,
perché imitare un proprietario che compra fattorie e terre?
altrettante preoccupazioni
vado verso il torrente ad osservarmi nella corrente
o dalla parte della roccia su un sasso piatto
il cuore come una nuvola solitaria, senza attaccamenti
gli innumerevoli affari del mondo, perché corrervi dietro?
I fiori di pesco vorrebbero passare anche l’estate
ma il vento e la luna frettolosi non li aspettano
cercate un uomo dell’epoca Han?
nessuno esiste ancora
giorno dopo giorno, i fiori appassiscono cadono,
di anno in anno gli uomini sono rimpiazzati
là dove ora c’è polvere
un giorno c’era un oceano.
La mia casa, una grotta,
nella grotta, nulla,
pulita, vuota, spaziosa
luminosa, chiara come il sole
verdura per nutrire questo umile corpo
vesti semplici per coprire questa forma illusoria
che appaiano mille santi!
La mia autentica natura di Buddha
Una volta a Han Shan le diecimila faccende cessano
nessun pensiero fugace si attacca al cuore
ozioso, scrivo su una roccia dei poemi
in accordo col fluire,
come una barca senza ormeggio
Saggi, mi avete abbandonato
ignoranti, vi ho abbandonato
non essendo né saggio né ignorante
ho smesso di ascoltarvi
la notte cala e canto con la luna chiara
spunta l’alba e ballo con le nuvole bianche,
perché dovrei interrompere mani e bocca per sedermi cerimoniosamente,
mentre i capelli incanutiscono?
Ho un corpo o non ho un corpo?
Sono io o non sono io?
Considerando queste cose, soppesandole,
appoggiato a una rupe, il tempo passa
tra i miei piedi cresce l’erba verde
sul mio cranio cade terra rossa,
vedo già gli uomini del mondo volgare
davanti al mio letto di morte con le offerte di vino e frutta
Nell’acqua luminosa come la giada
si vede naturalmente il fondo
quando il cuore è libero da ogni pensiero
le diecimila circostanze non possono toccarlo
se il cuore non si agita per cose futili
il cambiamento eterno non potrà turbarlo
se si capisce questo,
si sa che non vi è né davanti né dietro.
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Dalle “Succulente Parole di Maestro Chu” personaggio certamente inventato, ecco qualche frase forse proveniente da diversi personaggi. Sono testi anonimi raccolti sia da falsari, sia da un letterato dell’epoca Han (200 d.C.) e riscoperte in parte, in un mercato di Sichouan nel 1956. Ne fu subito bloccata la pubblicazione dalle autorità cinesi dell’epoca. Sono frasi basate sull’assurdità, tipo koan, poiché” la realtà è tutto ciò che non appartiene al linguaggio”, quindi la parola deve esprimere un non-senso e la logica essere smantellata dal paradosso e dall’assurdo.
-La tavola non si chiama – l’universo non è né presente né assente – non vi è né interno né esterno – ”QUELLO”è sospeso nella vacuità più estrema: è totale realtà e vacuità perfetta.
Al visitatore che si preoccupa dell’aldilà maestro Chu risponde che l’io sparirà – non ci sono resti -, ma Quello sarà eterno, sotto tutte le forme possibili, dato che è SENZA FORMA.
-Riconoscersi nella totale assenza di sé-: questo non poteva essere ammesso sotto un governo totalitario comunista degli anni ’50. Buddha e qualunque “idea di assoluto” è un fenomeno e quindi irreale. Una sovversione metafisica totale. Si tratta quindi di liberare l’uomo da qualunque dogmatismo, idolatria o insegnamento linguistico, per reinserirlo nel senso di ciò che non si potrà mai designare veramente, salvo forse …la “gioia”. Si dice che Maestro Chu (altri eremiti cinesi lo facevano) danzasse sulla cima delle montagne e ridesse tanto da far ridere anche chi gli si avvicinava. In quei momenti egli “era l’aria fresca dell’alba”. Questo lascia pensare che si volesse con questi atti e parole spesso umoristiche, riportare l’uomo corrotto dal linguaggio, al silenzio originale, poiché “ogni scuola e ogni insegnamento non sono solo superflui, ma ingannevoli.”
Importante certo consacrarsi alla meditazione, ma si affermava al visitatore che il Reale è amore, purtroppo la società l’ha denaturato con astuzie e bugie: noi l’abbiamo adottato in questo modo e ne siamo diventati schiavi.
Domanda: -Cos’è “QUELLO”? –
Risposta: Non soffermarti sulle parole, medita sul fatto se esista qualcosa o nulla. Non c’è riposta, poiché non c’è domanda. La tua mente si agita come un pollo. Quello è sospeso nella vacuità più estrema. Camminiamo in un’immagine. Le cose e il mondo non hanno nome, non parlano. L’uomo è un ventriloquo dell’universo, raduna le cose più disparate, ma è un pasticcio manuale. Il nostro cervello è una baracca di zingari. L’universo è solo fatto dal nostro sguardo, quindi non è solido.
Anche Dio è un’invenzione, una maschera che ognuno crea secondo i propri bisogni. I bisogni sono nefasti. Il vostro Dio ostruisce il silenzio e riempie la vacuità con la sua arroganza! L’unità e i numeri sono finzioni, il senza-forma non conosce né numeri né unità: l’acqua del lago non mantiene la traccia dei raggi di luna che lo traversano.
Per vivere Quello, bisogna passare prima, agli occhi dei religiosi, come il più ostinato miscredente!
Inutile voler approfondire queste mie stupide parole! L’uomo ha perso la sua innocenza con l’uso del linguaggio, non mettetelo in cima alla gerarchia universale: un ragno vale di più,…osservate la sua tela.
Il corpo poi è il peggior fenomeno se non è usato per liberarsi e a disciplinare le sue energie. Alcuni dicono: – Abbiamo solo questo corpo. – Che cos’è il corpo? Una barca dimenticata nell’oceano o una goccia dell’oceano? I nostri antenati hanno gesticolato e la loro polvere dispersa nel vento, ma se il loro respiro ha risalito il fiume verso la sorgente, hanno estinto il fuoco dei desideri.
Non cercate la Via, è lei che vi troverà: puoi accoglierla, facendo in te il silenzio più profondo.
D.: Se non ci fosse nessun uomo al modo, l’universo esisterebbe come lo vediamo noi? –
R.: È il nostro sguardo e la mente che lo rendono tale: esso è solo un’ombra frammentaria di Quello che è il “senza-forma” di tutti gli sguardi. Una pappa e un diamante gli convengono perfettamente. È indifferente. Allora portate il vostro sguardo solo su Quello, altrimenti sarete come una gallina cieca in una foresta.
D.: Cos’è il tempo? Sembra passare tra le dita di continuo.
R.: Errore! Il tempo è immobile come lo è Quello. Sono le apparenze che passano e sfilano davanti a te. Sei nato, sei cresciuto e passerai oltre, come tutti gli esseri, Quello non ne sarà mai toccato. Dimentica come e dove sei nato, è il tuo io(ego), non quello che sei. Allora vedrai anche che il fulmine è …immobile!
Huang Po gli fece visita e constatò che da Chu vedeva dei discepoli.
-Si, purtroppo, si ostinano a rimanere, ma ogni scuola è come un lago che si agita senza pesci. –
-Siete troppo umile! – disse Huang Po.
-Quello che descrivete come umiltà è in realtà totale indifferenza, essi si prendono per miei discepoli, ma sono solo le loro ombre; se voltano la schiena, vedranno il loro viso: non c’è pastore, non c’è gregge.-
-E perché? –
-Perché non c’é erba. –
Spesso lanciava frasi che mostravano l’ipocrisia di molti saggi “realizzati” con tanti discepoli (e ashram) che in apparenza erano perfetti e proclamavano la vacuità e l’inesistenza di tutto, ma poi si lasciavano andare ad ogni piacere sensuale, affermando che tanto l’ego non esisteva!
D.: Che differenza c’è tra nulla e vuoto? Il vuoto presuppone un pieno che lo circonda, mentre il nulla non conosce né vuoto né pieno?
R.: Amico, vuoto e pieno sono Quello. Quello non può essere non-Quello, non sarebbe…Quello. Stai in questa certezza: c’è solo Quello.
D.: Ma dopo la mia dipartita da questo mondo raggiungerò Quello?
R.: Vuoi parlare dell’aldilà? Caro figlio, rassicurati: l’aldilà è qui-adesso o non c’è per nulla. Quanto al tuo ‘’io’’ sappi che non rimane nulla!
D.: Sono tormentato dall’invisibile, sento presenze attorno a me. Cosa vogliono?
R.: Secondo te, sono demoni, dèi o defunti?
D.: Lo ignoro. Cattiva gente senz’altro!
R.: Allora non inquietarti per nulla. Quei personaggi sono solo riflessi di te stesso!
Alcuni monaci discutevano sul tempo, litigando.
Chu disse loro: – Ieri è adesso! – Il soggetto fu poi ripreso da altri, sicuri che solo il presente esisteva, senza possibilità di ritornare indietro: la memoria è del passato e un imbroglio della mente, poiché lo pensiamo ora, nel presente. Si potrà dire che ci sono un’infinità di presenti, afferrati senza tregua da altri presenti, condannati a cedere il passo a un’infinità di presenti che si credono “futuri” perché non ancora accaduti. L’uomo si sente bene se crede di avere avuto un passato, mentre ha solo vissuto un presente, fosse una memoria o un sogno. In realtà nemmeno il presente esiste, è solo un pensiero.
Un filosofo domandò a Chu che cos’era l’assoluto, il quale rispose:
-Il sognatore è il sogno, sognare è il sognatore, essere è non-essere, svegliati dal sonno!
Il filosofo insisté: – Devo svegliarmi per avvicinarmi all’assoluto? –
-Chi ti parla di avvicinarsi a chicchessia!! L’orizzonte si allontana più avanzi, quindi soprattutto non muoverti!-
Un giorno un monaco domandò: – Qual è il miglior modo per cercare la Via? –
La risposta fu:
-Non cercare, trova! E quel che trovi gettalo via! –