traduzione di Isabella di Soragna
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da ‘Inner Directions’
(Scritto: ) Il tuo maestro supremo è il tuo “sé”. Il maestro esteriore è solo una pietra miliare. E’ solo il tuo maestro interiore che ti accompagnerà alla meta, perché egli stesso è la meta.
Nisargadatta
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(si vede il mare poi Nisargadatta)
Nisargadatta dice: “Poiché non siete capaci di afferrare la verità inquadrandola in concetti, non sapete che cosa fare. Vorreste mettere tra virgolette alcune parole e dire: ‘Questa è la verità’. Ma non potete riuscirci, siete costretti a fallire.”
Nisargadatta dice: “Il mio è lo stato Ultimo. Non potete descriverlo; è uno stato libero da tutti gli universi”.
(Parla il prof. Anderson:)Vorrei prendere un po’ di tempo per presentarvi uno dei più grandi depositari di saggezza dei tempi moderni: Nisargadatta Maharaj.
Nisargadatta visse a Bombay, in India, ma la sua visione era universale. Condusse una vita modesta, come bottegaio, provvedendo alle necessità della sua famiglia. In tutti gli esseri vedeva solo coscienza, Dio e il Sé. Libero dalle espressioni esteriori della tradizione e dalle pratiche religiose, visse semplicemente nella consapevolezza di un Tutto indiviso. Il suo aspetto era senza pretese, e il suo modesto modo di vivere era un grande esempio dell’espressione autentica della non-dualità. L’aspetto straordinario della sua vita si trovava proprio nel suo modo molto comune di vivere e lavorare in una piccola abitazione di Bombay.
Ed è là che, attraversando delle viuzze secondarie e piene di traffico, arrivavano da ogni parte del mondo numerosi visitatori impegnati nella ricerca spirituale, semplicemente per ascoltarlo e fargli delle domande che avevano a che fare con la ricerca di se stessi.
Il messaggio di Maharaj era sempre lo stesso: “Voi esistete come pura consapevolezza, il supremo Principio al di là della mente e del corpo; rimanete là.”
Coloro che si rivolgevano a lui trovavano in lui la propria guida; ma anche se era per mezzo delle parole che egli li guidava, le sue parole erano potenziate dal fatto che egli partecipava la sua esperienza di vivere nella coscienza, al di là del corpo e della mente; le sue parole evocavano la verità nel cuore e nella mente di chi lo ascoltava.
Nisargadatta parlava sempre dalla sua esperienza diretta, spazzando via i concetti e la comprensione intellettuale che i visitatori avevano della verità e della libertà. Insegnava che siamo già liberi, e non siamo mai stato altro. Se ci guardiamo dentro, vedremo che la mente è una raccolta di pensieri, è semplicemente un’ombra sullo schermo della coscienza. Lo sguardo intenso di Maharaj si spingeva fino ai recessi più profondi dell’animo; ma egli era anche compassionevole verso chi desiderava svegliarsi dal sogno dell’ignoranza.
A chi era impegnato nella ricerca, Nisargadatta continuava a ripetere di scoprire chi fosse il ricercatore e di scoprire la sua reale natura. Diceva: “Venite con me alla scoperta dell’unico viaggio che valga la pena intraprendere, il viaggio alla scoperta di Sé”
(Si vede Nisargadatta che parla e gesticola)
“Non c’è nessuna differenza tra me e gli altri, eccetto che io conosco me stesso come sono: ‘Io sono Tutto’. Lo so con sicurezza, e voi no. In realtà non sono io che vi sto ascoltando né sono io che rispondo: nel mondo degli eventi la domanda accade e la risposta accade; niente accade a me; tutto semplicemente accade.
Il mio destino è stato quello di essere nato un uomo semplice, di essere diventato un umile bottegaio con poca o nulla istruzione formale. La mia vita è stata quella di un uomo comune, non privo di desideri e paure.
Grazie alla fede nel mio maestro e all’obbedienza alle sue parole, ho realizzato la mia vera natura e ho lasciato che la mia natura umana badasse a se stessa fino al compimento del suo destino. Di tanto in tanto una vecchia reazione emotiva riappare nella mente, ma è subito percepita e scartata. Dopotutto, finché siamo appesantiti dalla personalità, siamo esposti alle sue idiosincrasie e alle sue abitudini.”
(Parla Peter Madill:)Per me, il fatto che un giovane, cresciuto in povertà e senza istruzione, fosse stato benedetto da una grande illuminazione, era un meraviglioso esempio che l’illuminazione è alla portata di tutti, è possibile per una guardia notturna, per un conducente d’autobus, per un soldato, come per un medico, per un avvocato e per uno yogi professionista; una vita passata tra le pratiche spirituali e una vita impegnata nel mondo sono del tutto paragonabili; sentivo che Nisargadatta era l’esempio che non c’è bisogno di trovarsi in un bel luogo di ritiro per intraprendere la via spirituale, ma lo si può fare in uno dei più miseri, inquinati, rumorosi ed esasperanti sobborghi di Bombay, che sicuramente è tra le più popolose città del mondo: perciò ciascuno di noi può affrontare la pratica spirituale in qualsiasi luogo.
(Parla Jack Kornfield :)L’aspetto di Nisargadatta era quello di un vecchio indiano burbero, che vendeva sigarette per la strada, ma avvenne in lui qualcosa di straordinario e poi si mise a ricevere dei visitatori nel suo appartamento.
Come si può vedere dalle fotografie non era un uomo particolarmente bello, eppure irradiava in certo qual modo tanta gioia, bellezza e presenza che non si poteva fare a meno di innamorarsi di lui. C’era qualcosa di magnetico che proveniva non tanto dalla sua persona, quanto da quell’enorme vuoto di cui egli era il portavoce: le sue parole provenivano da molto al di là di questo povero venditore di bidi, e trovarsi alla sua presenza era una cosa straordinaria.
(paesaggi indiani)
(voce del narratore, prof. Anderson:)Nisargadatta Maharaj nacque nel 1897. I suoi genitori lo chiamarono Maruti.
Crebbe in un villaggio a sud di Bombay, aiutando il padre nei campi.
(paesaggi indiani)
Nel 1924 si sposò, e negli anni seguenti divenne padre di quattro figli.
Non molto dopo il matrimonio aprì una piccola bottega, dove vendeva oggetti casalinghi, tabacco e bidi, che sono un tipo di sigarette fatte a mano. Gli affari prosperavano, permettendo a Maruti di aprire numerose altre botteghe.
In quel periodo Maruti era solito riunirsi con alcune persone che amavano discutere di soggetti religiosi e filosofici, e piano piano si risvegliò in lui il desiderio di fare esperienza dirtta di ciò di cui si parlava. I suoi prosperi affari gli permettevano una vita moderatamente agiata, ma non potevano soddisfare la sua aspirazione a una gioia più interiore. Maruti, per temperamento, aveva una inclinazione profondamente religiosa, e così decise di sperimentare diverse pratiche religiose per soddisfare le sua esigenza spirituale.
Un suo amico, che era solito frequentare un sant’uomo di Bombay, lo convinse ad accompagnarlo alla prossima visita che gli avrebbe fatto.
Maruti aveva allora 34 anni, e quella visita diede una svolta determinante alla sua vita, perchè la sua sete di verità lo aveva condotto al suo guru: SIDDHARAMESHWAR Maharaj.
Maruti lo accettò immediatamente come suo maestro e cominciò la pratica religiosa con gran fede e determinazione. Più tardi Maharaj ebbe a dire:”Quando incontrai il mio guru, mi disse: ‘Tu non sei quello che credi di essere; scopri chi sei; scopri il senso dell’io sono’; scopri il vero Sè.’
Io gli obbedii, perchè avevo fiducia in lui. Feci come mi disse. Tutto il mio tempo libero lo dedicai a guardare dentro di me in silenzio. E che differenza questo fece, e quanto presto! Mi ci vollero solo tre anni per realizzare la mia vera natura. Il mio guru morì poco dopo che io lo ebbi incontrato, ma questo non fece nessuna differenza. Mi ricordavo quello che mi aveva detto e perseverai nella pratica; il frutto è qui con me”.
(parla Jean Dunn )Il giorno del mio arrivo disse che la coscienza che era in me in lui, nell’asino fuori, in Sri Krishna, era la stessa cosa.
“No! No! Impossibile!” -esclamai. Fuggii verso la stazione Vittoria per prendere un biglietto di ritorno al mio ashram. Non trovai posto. Dovetti così aspettare una settimana e così ritornai lì.
(Parla Paul Verwish:)Maharaj non era il solito guru. Ma quello che per me era straordinario era il fatto che fosse un uomo tanto semplice. Era solito dire:”Io non so niente, so appena leggere e scrivere”. Questo naturalmente era un po’esagerato, ma sicuramente non aveva letto i Veda, non citava mai le sacre scritture o altro. Qualche volta diceva:”Quando Krishna parlava ad Arjuna della sua reale identità – il Parabrahman- parlava anche di me”. O spesso diceva:”Quello che vi dico non proviene dai libri; non ripeto le parole di altri; non dico mai qualcosa per sentito dire; è la mia storia, quella che vi racconto, la mia storia”.
(parla Diana Mason:)Un amico ci aveva chiesto di procurargli il libro “Io sono Quello”.Eravamo in India e io non avevo nessuna voglia di vedere ancora un altro guru, avevo già fatto il mio ‘pieno’ di guru. Ma il nostro amico ci telegrafò dall’Argentina e ci pregò di procurargli il libro “Io sono Quello”. Perciò andammo a comprarlo, e vedendo che c’era l’indirizzo di Maharaj ci recammo subito là e suonammo il campanello. Alla figlia venuta a rispondere chiedemmo di Maharaj e lei ci disse di tornare alle 11. Allora andammo sulla spiaggia dove leggemmo il libro in fretta e furia, e alle 11 tornammo da Maharaj. Mentre salivo le scale il cuore mi batteva forte; vidi che qualcuno che indossava un abito giallo era appena stato buttato fuori – penso facesse parte della gente di Rajneesh, e lo avevano respinto – e io dissi:”O Dio, spero che non butti fuori anche noi!” Maharaj puntò il dito verso di me e chiese:”Da dove vieni? Come ti chiami?”. Naturalmente accanto a lui c’era un traduttore. E mi chiese anche:”Che cosa sai?” Io gli dissi che cosa credevo di sapere: “Non sono il corpo, non sono la mente, sono pura coscienza.” Si battè la testa e mi disse di mettermi seduta. Ero così felice che immediatamente capii: “Ci sono, ci sono, finalmente!” E da allora in poi mi trovai in uno stato di beatitudine.
(Parla Jack Kornfield:)Quello che rendeva straordinario stare con Nisargadatta era, in parte,trovarsi con qualcuno che non voleva niente da te. Non sono mai stato con nessuna persona che volesse di meno da me o da chiunque altro, e questo non volere niente dava il senso di una incalcolabile libertà e di un amore inconcepibile.
Qualche volta guardava la gente e facendo il gesto di strapparsi i capelli, gesticolava e diceva:”Non vi capisco, non cercate mai la verità, siete talmente invischiati nell’illusione del falso. Volete quello che non avete e non volete quello che avete; soffrite e continuate a soffrire.” Poi aggiungeva:”E’ incredibile, perchè non fate il contrario, che è volere quello che avete e non volere quello che non avete? E’ così semplice, potreste essere felici; la libertà è qui a portata di mano; voi aspirate a piccole cose, mentre potreste avere l’intero universo, l’eternità, la luce eterna: prendetela!”
(voce del narratore:)Nel 1936, dopo la morte del suo guru, Maruti abbandonò improvvisamente la famiglia e il suo prospero commercio e cominciò a mendicare in varie parti dell’India. Durante i suoi vagabondaggi gli capitò di incontrare un discepolo di Siddharameshwar Maharaj, che lo persuase che una vita attiva senza attaccamento avrebbe avuto molto più significato di quei vagabondaggi.
Maruti prese a cuore questo consiglio e tornò a Bombay. Trovò che una sola delle sue botteghe di bidi rendeva bene, e, sentendo che quella gli sarebbe bastata per le sue modeste necessità, durante il giorno lavorava in bottega dedicando il resto del tempo alla sua ricerca spirituale. Ma sentì che per intensificare la ricerca aveva bisogno di stanze separate, e così sopra il suo modesto appartamento costruì un altro piano dove potersi ritirare per passare del tempo in solitudine.
A 39 anni Maruti, avendo già scoperto che la sua vera natura era la coscienza eterna, aveva preso il nome di Nisargadatta, che significa:”Colui che risiede nello stato naturale al di là del manifesto”.
E in seguito, quando la profondità della sua realizzazione non potè più rimanere nascosta, visitatori da ogni parte del mondo vennero da Nisargadatta Maharaj per chiarire i loro dubbi.>Nel corso degli anni crebbe sempre di più il numero delle persone che venivano a visitare Maharaj nella sua piccola stanza al piano superiore, portando con loro le loro speranze, le loro paure e le loro idee sulla vita spirituale, costruite sull’edificio del pensiero concettuale. Maharaj vedeva fin nei più profondi recessi del loro essere e li indirizzava alla verità della loro identità, aiutandoli a trascendere le loro idee limitate su chi e che cosa essi realmente erano.
(Parla Steven Wolinsky:)Penso che l’insegnamento di Nisargadatta e il suo modo di insegnare sia molto valido per i ricercatori occidentali, specialmente per coloro che sono orientati verso la psicologia, che sono consapevoli degli schemi della mente e disposti a guardare quello che accade nella loro coscienza. A differenza di altre vie spirituali che ci sono in Oriente, piuttosto che cercare di trascendere, di staccarsi totalmente – userei la parola ‘ dissociarsi ‘ dalla propria coscienza ed esperienza (e questa è la via orientale) – penso che Nisargadatta unisca tutt’e due le parti: cioè essere capaci di vedere che cosa c’è e nello stesso tempo – anche vedendo che cosa c’è – esserne distaccati.
Una delle cose che Maharaj insegnava sempre era che si può realmente essere
distaccati da qualcosa, quando si sa quello che è.
(Parla Alan Kahaney:)Qui in Occidente siamo talmente abituati a pensare che per ottenere qualcosa o per diventare qualcosa di speciale dobbiamo lavorarci sodo, dobbiamo fare pratica, dobbiamo fare qualcosa! Siamo stati educati così. Quando si tratta della verità, della Verità Assoluta, tutti i maestri’Advaita’, incluso Maharaj, ci hanno detto e insegnato molto succintamente che noi già siamo quello che cerchiamo, ma può darsi che noi, praticando degli esercizi e usando vari metodi, ci mettiamo anni e anni prima di rendercene conto. Maharaj non spreca tempo, va direttamente al punto, che è il domandarsi:’che cosa sono io?’ Dice che non c’è niente che noi dobbiamo diventare. Tutto quello che serve è una svolta, è comprendere quello che non siamo, e allora quello che siamo diventa molto chiaro. E’ molto diverso da un percorso progressivo che può andare avanti per sempre e che forse non ci farà mai arrivare a quello che cerchiamo.
(Parla Robert Powell:)Maharaj ci dice di prendere il ‘noto’ – ciò di cui è fatta la mente, per così dire – per scoprire ciò che, al di là della mente, è reale. Cercare invece di raggiungere il reale direttamente, sarebbe un esercizio di autoinganno, perchè la mente continuerebbe a creare i suoi vecchi trucchi, proiettando concetti meravigliosi quanto volete, ma pur sempre concetti. Vedere invece che i concetti sono concetti, porta immediatamente con sè il silenzio. E in quel silenzio si percepisce qualcosa di molto più grande, e questo è il modo di procedere più sano e più sicuro.
(voce del narratore:)I visitatori chiedono a Maharaj perchè è tanto importante realizzare la propria natura. Dice Maharaj: “In assenza della realizzazione siete consumati dalla ripetizone incessante dei desideri e della paura, vi autocommiserate inutilmente e continuate a soffrire. La maggior parte delle persone non sa che ci può essere una fine del dolore; ma quando sentono la buona novella è ovvio che la cosa più urgente diventi quella di lasciare alle spalle ogni lotta e travaglio. Ora che sapete che potete essere liberi, sta a voi: o rimarrete per sempre affamati, assetati, travagliati oppure con tutto il cuore andate alla ricerca di uno stato di perfezione senza tempo, a cui nulla si può aggiungere e nulla si può togliere. In quello stato i desideri e le paure sono assenti, non perchè li avete abbandonati ma perchè hanno perso il loro significato.”
I visitatori chiedevano che cosa dovevano fare per giungere anche loro a questa consapevolezza. Maharaj rispondeva: “Come fate quando volete scoprire qualcosa? Continuate a tenerci sopra la mente e il cuore. Ci deve essere interesse e ricordo: ricordare quello che è necessario ricordare è il segreto del successo. E ci arriverete se siete veramente seri: cercate la chiarezza della mente e del cuore. Tutto quello che vi serve è di rimanere quieti e svegli per indagare la vostra vera natura; è l’unica via che porta alla pace. Tutto accade da sè. Nè il ricercatore nè il guru fanno qualcosa, le cose accadono così. ” L’elogio e il biasimo vengono attribuiti in seguito, dopo l’apparizione del senso ‘io sono colui che agisce’.
(Parla Steven Wolinski🙂 Egli voleva una stabilità totale. “Con l’indagine si mette da parte la coscienza, la propria coscienza personale, e lo spazio vuoto diventa sempre più accessibile. Questo processo va avanti da sè, non dovete più lavorarci sopra costantemente. È sempre ciò che è”
(Parla Paul Verwish:)>Maharaj diceva: ‘Voi siete l’Assoluto, siete Parabrahman.’ Quando ci si trovava davanti a quell’uomo così semplice, in quella povera stanza doveviveva, davanti a quel corpo di cui era evidente la grande sofferenza, all’udire le sue parole se ne era convinti, lo si vedeva, lo si sentiva.
(Parla Jack Kornfield:)Il punto essenziale del suo insegnamento è che noi siamo già assolutamente liberi, che non c’è nulla che dobbiamo fare o diventare, non c’è nulla in cui trasformarci; dobbiamo semplicemente vedere la verità della vita, cioè che noi non siamo il nostro corpo e la nostra mente, questo è il gioco degli elementi, se volete; e quando noi lo comprendiamo appare una straordinaria felicità, viene la libertà. Questo è tutto.
(Voce del narratore:)>Spesso i visitatori chiedevano a Nisargadatta qual era il ruolo dello sforzo e delle discipline spirituali, che aiuto potevano dare per svegliarci dal sogno e dall’ignoranza. Nisargadatta rispondeva:”Quando lo sforzo serve, lo sforzo appare; ma quando lo stato senza sforzo diviene essenziale, esso si stabilirà. Non c’è bisogno di agitarsi, lasciatevi fluire. Mettetevi tranquillamente di fronte all’impegno di vivere il momento presente, che è morire ora in ogni momento, perchè vivere è morire. Senza la morte non ci può essere vita. Alla fine si è al di là della conoscenza, ma la conoscenza deve prima venire, e viene con la costante meditazione.
Con la meditazione, la conoscenza dell’ “io sono” gradualmente si stabilisce, poi si fonde con la conoscenza universale e diventa totale libertà, come il cielo e lo spazio.
Chi viene qui con l’idea di acquisire conoscenza, anche se si tratta di conoscenza spirituale, viene qui come individuo, per prendere qualcosa. E’questa la reale difficoltà: colui che cerca deve sparire. Quando conoscete la vostra vera natura, la conoscenza “io sono” rimane, ma questa conoscenza non è limitata. Non è possibile per voi “acquisire” conoscenza, perchè voi”siete” conoscenza. Siete quello che cercate. Il vostro vero essere esiste prima del sorgere dei concetti. Immergetevi profondamente dentro di voi, e lo troverete facilmente e semplicemente. Andate nella direzione dell’ “io sono”; tutto esiste nella mente; la mente e il corpo sono ambedue degli stadi intermittenti. Il risultato di questi ‘flashes’ crea l’illusione dell’esistenza.
Indagate che cosa è permanente nel transitorio, che cosa è reale nell’irreale; è questa la sadhana, o pratica spirituale. Tutti coloro che lo hanno realizzato di colpo, per semplice contatto, con lo sguardo o col pensiero, erano maturi per questo, ma sono veramente in pochi. La maggior parte ha bisogno di tempo per maturare, la sadhana è una maturazione accelerata. Come ci si può avvicinare a questa consapevolezza di cui parla Maharaj, nel senso di essere una cosa sola con essa?
“Prima di tutto dovete rendervi conto che voi siete la prova di tutto, compresi voi stessi. Nessuno può provare la vostra esistenza, perchè l’esistenza deve essere confermata da voi, per prima cosa. La vostra esistenza e la vostra conoscenza procedono da voi stessi. Non provenite da nessun luogo, non state andando da nessuna parte. Voi siete esseri senza tempo, siete consapevolezza. Sviluppate l’attitudine del testimone, e scoprirete attaverso la vostra stessa esperienza che il distacco porta a casa. Lo stato del testimone è pieno di forza, non c’è niente di passivo in esso.
Tenete semplicemente presente il sentimento “io sono”, fondetevi in esso, finchè mente e sensazione diventino una cosa sola. Dopo ripetuti tentativi vi imbatterete nel giusto equilibrio di attenzione, e la vostra mente si stabilirà nel pensiero-sentimento “io sono”. Qualsiasi cosa pensiate, diciate o facciate, il senso dell’essere immutabile e pieno di amore rimarrà continuamente nello sfondo della mente.
(Parla Peter Madill:)Maharaj mi ha aiutato a fare l’esperienza di quello che io sono veramente e di quello che voi siete veramente; questa grazia vi viene offerta dal libro “Io sono Quello”. E’ così che è accaduto a me. E nelle mie conversazioni con Nisargadatta, quando poi andai da lui, egli mi fece capire chiaramente che nel mio caso la trasmissione era già avvenuta, per il modo in cui avevo abbracciato l’insegnamento che mi veniva offerto nel libro “Io sono Quello”.
E’ meraviglioso che esiste la stessa opportunità per chiunque legga “Io sono Quello”. Vi posso garantire che lo spirito che trovai in quel libro è ancora lo stesso spirito che è vivo oggi. Non c’è bisogno che Nisargadatta sia presente e vivo nel suo corpo.
(Parla Robert Powell:)L’ “io sono” al principio è un pallido riflesso di quello che è, non è ancora veramente quello che è, ma solo un riflesso filtrato attraverso la nostra mente. >L’ “io sono” si svilupperà mano a mano che si medita su di esso. Si sviluppa e poi finisce per svanire col tempo in quanto un concetto, perchè viene visto nella sua irrealtà. E allora questo “io sono” diviene qualcosa di totalmente diverso, diviene “ciò che è”.
(Parla Jack Kornfield:)Quando Maharaj parlava dell’ “io sono”, o dello “stato dell’io sono” – naturalmente questa è una traduzione – ne parlava come di un ponte tra ciò che è temporale e ciò che è eterno. Nel riconoscere che le forme, i sensi – vista, udito, odorato ecc.- ed il pensiero sono in continuo cambiamento, nell’uscirne fuori, nell’espandersi, se ne diventa testimoni. E’ questo che egli chiama “io sono”. Tutto cambia, eccetto questo essere testimoni di quello che è. E quando vi stabilite in questo “essere testimoni”, in questo”io sono”, che fa da ponte, allora è possibile puntare il testimone verso se stesso e vedere che non c’è nessun testimone. L’essere testimone appare come il sole appare al mattino e scompare poi la sera. Al di là di tutto ciò c’è lo spazio, il vuoto, e quello che egli chiama amore e saggezza.
Maharaj diceva così: “Quando vedo che non sono niente, è saggezza; quando vedo che sono tutto, è amore; e fra questi due scorre la mia vita.
(voce del narratore e si vede Nisargadatta)Maharaj parlava spesso del suo guru, e di quale fosse il ruolo del maestro nella vita spirituale. Ogni mattina egli decorava con reverenza le fotografie del suo guru, che teneva appese alle pareti nella sua stanza al piano di sopra. Spesso diceva che il vero maestro è il proprio “sè”.
Maharaj diceva: “Il più grande guru è il vostro sè interiore. E’ questo veramente il supremo maestro, il solo che può portarci alla meta e il solo che incontrerete alla fine della strada. Abbiate fiducia in lui, e non avrete bisogno di nessun altro guru esterno. Ma, ripeto, il desiderio di trovarlo deve essere molto forte, e non dovete fare nulla che possa creare ostacoli e indugi. Non sarete mai privi del guru, perchè egli è sempre presente nel vostro cuore. Quello che egli vuole da voi è semplicemente la consapevolezza di sè, il controllo di sè e l’abbandono di sè. Può sembrare difficile, ma è facile se siete ferventi; se non siete ferventi è impossibile.
Tutto cede al fervore. Quel vero guru non vi umilierà mai, nè vi allontanerà mai da voi stessi; vi farà continuamente notare la vostra insita perfezione e vi incoraggerà a cercare dentro di voi.”
Nisargadatta si riferiva all’illusorio senso del “me”, dell’essere-io che tradizionamente viene chiamato “ego”. Diceva che trovare la sorgente di questo “io sono” e comprendere pienamente che non è nient’altro che un’idea concettuale di se stessi, è la via che conduce alla realizzazione e all’interezza.
Quello che Maharaj chiede al ricercatore spirituale è: “Sii nello stato che viene prima dell’esperienza ‘io sono’. ”
Maharaj dice: “Il concetto “io sono” viene spontaneamente e se ne va spontaneamente. Stranamente, quando appare, viene accettato come cosa reale. Tutti i concetti sbagliati che conseguono, sorgono dal sentire come realtà il concetto “io sono”. Quando appare il sentimento di “io sono”, anche il mondo appare . Qualsiasi immagine abbiate di voi stessi non è vera. La vera conoscenza è stabilirsi nel Proprio “Sè”.
Gli insegnamenti di Maharaj spostano la nostra consapevolezza dall’ “io sono” – cioè dal senso di una identità separata – allo stato non dualistico di unità con l’Assoluto, che è la nostra vera natura.
Quando i visitatori chiedevano chiarimenti sullo stato di vuoto, Maharaj diceva: “Per vuoto intendo libertà da ogni contenuto. Io non sono né percepibile nè concepibile. Non c’è nulla che io possa indicare dicendo: quello sono io. Voi vi identificate così facilmente con qualsiasi cosa! Io lo trovo impossibile. Il sentimento che io non sono né questo nè quello, e che non c’è nulla che sia mio, è così forte in me, che appena qualcosa appare viene subito il sentimento: io non sono questo.
Io trovo che in qualche modo spostando l’attenzione io divento ciò che guardo, faccio l’esperienza della coscienza di ciò che guardo, divento l’interno testimone di ciò che guardo. La capacità di entrare in un altro punto focale di coscienza, io la chiamo amore. Potete dargli un altro nome, se volete.
Poichè in qualsiasi punto del tempo e dello spazio posso essere sia il soggetto che l’oggetto dell’esperienza, io esprimo questa capacità dicendo che sono ambedue, e nessuno dei due, e al di là di tutt’e due.”
(riprende il narratore:)Dal punto di vista della realizzazione o dell’illuminazione non c’è l’individuo. Un Sè, o Dio, esiste in quanto intera manifestazione. Un visitatore chiede a Maharaj come mai sia nato il senso dell’individualità e perchè ci sentiamo degli individui separati.
Maharaj risponde: “I vostri pensieri riguardo all’individualità non sono veramente vostri, sono pensieri collettivi. Voi pensate di essere voi a pensare: in realtà i pensieri nascono nella coscienza. A mano a mano che la nostra conoscenza spirituale cresce, l’identificazione della mente-corpo diminuisce e la nostra coscienza si espande nella Coscienza Universale, la forza vitale per noi continua, ma le sue azioni non sono più limitate a un individuo: diventano la manifestazione del tutto. E’ come accade col vento: il vento non soffia per un individuo particolare, ma per l’intera manifestazione.”
(Parla Robert Powell:)Vedere che il relativo è relativo, vedere che il falso è falso, vedere che un serpente è un serpente e una corda è una corda, non rimanere nell’ambiguità, vedere quello che è: è tutto ciò che serve, è tutto quello che Maharaj ci chiede. Se riusciamo a scartare ciò che non è reale, il reale si manifesta da sè, in modo naturale.
(Parla Jean Dunn:)Sono ora assolutamente sicura di saperlo, questo è tutto, ma non si può dirlo con delle parole: si è liberi ora, si è liberi subito. Lo siamo sempre stati. La tua esperienza ti fa credere che ti porti il peso di essere un individuo umano, ma non lo sei… E’ un sentimento meraviglioso sapere che sono libera e che nulla può toccarmi. . .
(Parla Paul Verwish:)Cercate di capire bene i due livelli differenti: io sono, io sono la sorgente. Poi ci sono i tanti oggetti nella coscienza, ma io sono la sorgente. Non cercate di cambiare niente, è inutile. Non cercate di capire troppo, è inutile. Una volta Maharaj mi disse: “Qualsiasi cosa abbiate capito, non ha utilità alcuna. Questa comprensione è la vera conoscenza”.
(Parla Diana Mason:)Maharaj era straordinario, non faceva tante storie, ricordava semplicemente che “si è”. Si è. Non c’è nient’altro di così sicuro, l’unica cosa sicura è: ‘Io sono’. Diceva: “Rimanete con l’ ‘io sono’; se ci rimanete, lui vi guiderà alla realizzazione”. E’ così, è proprio così semplice.
(Parla Steven Wolinsky:)Quello che mi accadde fu questo: ero andato a trovarlo, e senza rendermene conto era l’ottava volta che vi andavo. Gli ricordai una domanda che mi era già venuta in mente la volta precedente e cioè:” Quando arriva il pensiero ‘mi detesto’, mi ci aggrappo e dico ‘sono io’ e così per il contrario ‘mi amo’ e mi identifico ad esso e dico ‘sono io’!” Gli chiesi di nuovo.”Come si produce questo?”
Egli diventò furioso e si alzò; andava avanti e indietro per la stanza, urlava, alzava le braccia. . . e mi disse:”Sei stato qui abbastanza a lungo, e dovresti sapere ormai che non c’è nascita, non c’è morte, non c’è la persona, sono tutti concetti, è tutta un’illusione”.
Accadde così, improvvisamente fui attraversato da una luce.
E Maharaj continuò: “Adesso sai che non sei nulla: ora te ne puoi andare”.
Lasciai l’appartamento, e mentre camminavo attraverso il caotico traffico di Bombay per raggiungere la stazione – da dove avrei dovuto affrontare un viaggio di tre ore per arrivare alla giungla dove vivevo – entrai realmente in uno stato di vuoto, e l’unica cosa che ricordo è che al momento di scendere dal treno, cioè due ore dopo, improvvisamente mi tornò alla memoria che Maharaj mi aveva detto:”Sei disposto a rimanere qui otto giorni per assorbire l’insegnamento?” Feci il conto dei giorni che ero rimasto lì ed era il mio ottavo giorno!
(Scene indiane; cascata; voce del narratore🙂
A proposito della vita quotidiana e di come dobbiamo comportarci nel mondo, >Maharaj rispondeva: “Perchè vi preoccupate del mondo prima di preoccuparvi di voi stessi? Volete salvare il mondo: ma potete salvarlo prima di salvare voi stessi? E che cosa significa ‘salvarsi’? Salvarsi da che cosa? Dalle illusioni? La salvezza è vedere le cose come stanno. Rimanete calmi; fate il vostro lavoro nel mondo, ma interiormente rimanete tranquilli, e tutto verrà. Non basatevi sul lavoro per la realizzazione. Il lavoro potrà giovare ad altri, ma non serve a voi. Mantenete il silenzio nella mente e la pace nel cuore: là è la vostra speranza. In ogni caso, fate quello che dovete fare. Un’azione che non vi coinvolge emotivamente, che fa del bene agli altri e non causa sofferenza, non vi renderà schiavi. Potete essere attivi in varie direzioni e lavorare con enorme zelo, e, nello stesso tempo, essere liberi e quieti interiormente, con la mente simile a uno specchio che riflette tutto senza esserne toccato. Accadrà ciò che non avete previsto, mentre ciò che prevedete può darsi che non accadrà mai.
Tutto è perchè voi siete. Afferrate questo punto, e continuate a tenervelo dentro di voi con passione. Rendersi conto dell’assoluta verità di questo è liberazione.”
Nel 1981 il corpo di Nisargadatta fu aggredito da un tumore. Durante l’ultimo anno, anche se il suo corpo diventava sempre più fragile, Nisargadatta si rifiutò di fermare il flusso dei visitatori. Per la sua immensa compassione e per la richiesta insistente di coloro che venivano da tutto il mondo, la sua piccola stanza era sempre piena di gente che occupava ogni angolo disponibile.
Il messaggio e l’insegnamento di Nisargadatta continuano ad essere per noi una guida; instillano in noi la fiducia che la realizzazione è possibile qui e adesso, e che con una seria indagine e con la fede nell’insegnamento è possibile vivere, come lui, in uno stato di completa libertà e di pace suprema.
(Parla Peter Madill:)Sono sicuro che la diagnosi di cancro ormai in metastasi non turbava per nulla Maharaj, perchè egli era già passato attraverso il processo della morte come parte del processo della realizzazione spirituale. Infatti fa parte della realizzazione il constatare di non essere un’entità , e per giunta confinata in un così piccolo spazio. La sua vita era costantemente vissuta da questo punto di vista, e la perdita del corpo, che è solo un veicolo per esprimersi, non era molto importante per lui.
(Parla Alan Kahaney:)Trovarsi con Maharaj in quel momento della sua vita era un’esperienza straordinaria, era come se Maharaj avesse già lasciato il suo corpo. A ricoprire il suo scheletro rimaneva solo una pelle sottile e tirata che sembrava quasi trasparente, ed era come se. . . come se (il suo corpo) fosse un soprabito, e Maharaj fosse in relazione solo con questo soprabito, non più con il corpo: era stupefacente. Mentre ci comunicava la verità, i suoi occhi lampeggiavano, ma era come se egli non fosse più connesso con il corpo, non come lo sono le persone comuni. Destava un sentimento di meraviglia.
(Parla Jack Kornfield:)Trovarmi con Nisargadatta Maharaj fu la più profonda esperienza che mai avessi avuto: quella di trovarmi vicino a un essere umano veramente libero.
>La sua libertà era colma di amore, di vivacità, di spontaneità e di coraggio; la paura era assente. Al di là di tutto questo c’era la quiete assoluta. La stessa energia veniva comunicata a me; ora so che è vero, che è semplice: la libertà assoluta la si può avere in un attimo; ciascuno di noi ce l’ha per diritto di nascita. Se la si desidera, tutto quello che c’è da fare è indagare genuinamente la domanda:’chi sono io?’.
Vedere questo ‘io sono’ che è il testimone di ogni cosa. . . e poi vedere che anche
l’ ‘io sono’ sorge e se ne va . . . . e così scoprire che l’assoluta libertà è già lì per te.
(Musica)
(Scene indiane)
(voce che cita Nisargadatta:)”Chi ha indagato a fondo se stesso, chi è giunto alla comprensione, non cercherà mai di interferire con il gioco della coscienza. Non c’è un creatore, una grande mente come tale. Il gioco va avanti spontaneamente. Non c’è dietro un intelletto. Perciò non cercate di imporre il vostro intelletto per apportare dei cambiamenti, lasciate le cose come stanno. Perchè è esso stesso un prodotto di questo processo, di questo gioco. Perciò come potrebbe il nostro intelletto prendersi carico della Creazione, o addirittura giudicarla? Indagate voi stessi, è questo lo scopo del vostro essere. La spiritualità non è altro che capire il gioco della coscienza.
Cercate di scoprire che cos’è quest’illusione, cercandone la sorgente. Non ci può essere coscienza personale senza pura consapevolezza, ma può esserci pura consapevolezza senza coscienza personale, come nel sonno profondo. La pura consapevolezza è assoluta.
La coscienza è relativa al suo contenuto. La coscienza è di qualcosa; la coscienza è parziale e mutevole. La consapevolezza è totale, immutabile, calma e silenziosa; è la comune matrice di ogni esperienza. Quello che siete, lo siete già; sapendo quello che non siete, ne siete liberi, restate nel vostro stato naturale. Accade tutto spontaneamente, senza sforzo.”
(appaiono alcune scritte e si sente una voce che le legge🙂
Questo stato c’è prima che appaia l’essere, è precedente, o al di là dell’essere e del non-essere. Io (prevalgo) in quello stato che esiste prima dell'(arrivo) dell’essere e del non-essere.
Col sorgere dello stato di veglia, tutto il mondo diviene manifesto.
Poichè ‘io sono’, il mio mondo diviene manifesto.
Questo viene osservato anche da quello stato che è precedente all’essere.
S I L E N Z I O
(Figura di Nisargadatta)
E tu sei Quello.
(voce di Jack Kornfield:)L’essenza dell’insegnamento di Nisargadatta è che siamo già assolutamente liberi, e che non c’è nulla che dobbiamo fare o diventare, non c’è nulla che dobbiamo cambiare in noi, dobbiamo solo vedere la verità della vita, ossia che non siamo nè questo corpo nè questa mente, che sono un gioco degli elementi, se volete. E quando lo comprendiamo, appare una straordinaria felicità e libertà. Maharaj l’esprimeva così: “Quando vedo che non sono nulla, è saggezza; quando vedo che sono tutto, è amore; e tra i due scorre la mia vita”.
(Narratore)Maharaj morì l’otto settembre 1981. Egli rimane presente in ciascuno di noi come Coscienza.
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