Liang K’ai, sesto patriarca, distrugge i sutra
Questa introduzione è l’immagine che si può dare al personaggio U.G. Krishnamurti, secoli dopo.
Vorrei rimandare il lettore all’articolo, citato alla fine, per evidenziare il ‘reale’ visto – e non solo – da saggi anche non molto noti in occidente. Del resto è proprio il pensiero occidentale, ancor più frazionato e dogmatico (anche in nome della libertà di pensiero!) che ha creato ancora più divisione a livello (se-dicente) ‘spirituale’. Belle frasi, gruppi esoterici, seminari a pagamento, ashram – per sentirsi in famiglia e accolti da un ‘padre o madre’ spirituali.
L’unico problema per ritrovare il proprio stato naturale reale è il ’pensiero’: non il pensiero funzionale del quotidiano agire, ma quello insidioso e costante che crea un’uniformità e dei personaggi fittizi che separano invece di riunire, come tanto si decanta.
J.M. Terdjiman, in un suo commento ad alcuni dialoghi di U.G. ‘The courage to stand alone’ parla della sottigliezza(!) del fenomeno U.G. tanto difficile per noi da afferrare: egli dice che non vi è pensiero in lui, ma… ha dei pensieri! Egli quindi funziona, il suo encefalogramma non è piatto. Ha pensieri, ma non vi è ‘pensiero continuo ’. Senza pensiero continuo non c’è IO, ossia non c’è un U.G. che ‘SA’ di esistere. Non vi è un’entità, ma dei condizionamenti, movimenti di emozioni in un dato luogo geografico nello spazio-tempo e… in discontinuità – come attori che entrano in scena recitano la loro parte e poi scompaiono senza lasciare traccia. Il pensiero in U.G. funziona con discontinuità: senza un pensiero in azione, U.G. non sa di esistere! Quando ‘sa di esistere’, è come una località, la località U.G. non è quella di Paolo o Maria, è come un pronome fittizio, passeggero.
U.G.: – Ogni volta che un pensiero nasce, create un’entità o un punto e in rapporto a questo punto fate l’esperienza del mondo e delle cose. Allora, se il pensiero non c’è, come potete fare una qualsiasi esperienza o riferimento a una cosa che non c’è più?-
-Ogni volta che nasce un pensiero, voi nascete. Non significa che quest‘entità particolare’ che non esiste nemmeno da vivo, faccia esperienza di nascite successive. Il Nirvana – secondo la tradizione – è la fine del ciclo nascita-morte – ma non si può descrivere come beatitudine, un giochino romantico, poiché è indescrivibile, poiché non avete nemmeno la possibilità di sperimentare quello che c’è tra due pensieri. Fate l’esperienza del mondo e delle cose a partire da questo punto di vista, di riferimento. Quindi ci dev’essere un punto che possa creare uno spazio. Se non c’è un punto, non c’è spazio. Si deduce che ogni esperienza che possiate avere a partire da questo punto, (inventato, illusorio) è un miraggio.-
– Non che il mondo sia un’illusione, frase in cui si compiacciono tutti i vedantisti indiani, ma tutto quello che si sperimenta in rapporto a questo punto, che è esso stesso un’illusione, è condannato ad essere anch’esso un’illusione. Maya non significa ‘illusione’, ma misura. Non si può misurare a meno di non avere un punto di origine: se non c’è un centro, un’origine, non vi è circonferenza del tutto. Geometria pura e semplice.-
Ecco la maya, misura… impossibile.
( Frasi che confermano quanto ormai gli scienziati – con spese miliardarie – si sono affannati a scoprire un Big Bang, senza che si potesse definire quali elementi ci potevano essere stati ‘prima’(!) per potersi manifestare: dimostrazione chiara che un’origine NON si è mai trovata e lo stesso per la scoperta che lo spazio-tempo non esisteva in realtà.)
Questo punto (immaginato) non esiste di continuo (UG descrive il suo stato naturale), esiste per rispondere alle esigenze di situazioni precise. Le necessità della situazione creano questo punto, non un soggetto pensante che NON esiste. È l’oggetto che crea un soggetto, è un fatto fisiologico.- (Si può anche dire che il soggetto crea l’IDEA di un oggetto.)
Ecco che il disegno qui sopra dell’antico Patriarca Liang K’ai (il sesto patriarca) che ‘straccia i sutra’ è esemplificato bene dal dire di U.G. che lo viveva totalmente. Significa anche che nei secoli ogni tanto qualcuno si ’svegliava’ e dimostrava come la Verità non si poteva monetizzare in parole, azioni, libri e seminari.
Vedere, vedere i meccanismi, sentirli e non ricamarci su con l’intelletto, basato di nuovo su memorie, educazione e principi.
Non significa obbedire all’insegnamento ’rimani nell’istante presente’ ecc. che può ancora essere un tentativo mentale di creare una barriera al reale, semplice e puro.
Si tratta però di verificare le memorie che riappaiono sotto forma di emozioni-reazioni – spesso inconsce e di riunirsi con esse per vanificarle e dar luminosità alle ’ombre’ che ci tolgono la vera visione di…vita!
Ad esempio se mi arrabbio fortemente per un’osservazione di un simile per non aver eseguito qualcosa nella maniera richiesta o tutt’altra emozione, anche violenta e abituale, rapida e quasi inconsapevole, è bene che subito ‘entri’ nella sensazione – senza analizzarla – in modo da accoglierla e allo stesso tempo annullarla: lì il pensiero non ha scampo e automaticamente si è nell’’istante presente’ – senza ’saperlo’.
In realtà è solo un ripetersi costante, dai primi anni di vita, del sacchetto emotivo di cui siamo fatti e che – se non visto – tenderà a ripetersi all’infinito – questo non significa diventare passivi ( i 5 elementi faranno il loro lavoro ) – ma accelerare la vanificazione delle memorie bloccanti che ci agglutinano ad una ’persona,‘ mai esistita veramente. Sarà come ad assistere ad un vecchio film anche rifatto, senza perdersi in considerazioni, commenti, paure o sensi di colpa, quindi senza alcun giudizio, solo ‘presenza’ neutrale.
La tradizione dei saggi realizzati in India proponeva sempre, ad ogni stimolo e reazione di chiedersi subito: ‘A CHI? succede?’ ‘A me, IO’ – e di rimanervi fino alla sparizione del ’vocabolo’. Il pericolo è di farsi di nuovo prendere in giro dalla mente: i più grandi saggi ci consigliano – giustamente – di rimanere quanto possibile nell’- A chi succede? CHI sono IO?- ecc. ma…anche questo rischia di diventare un tranello di ’oggettivazione’ e tutto quello che si può anche subdolamente osservare-concettualizzare (anche il vuoto di concetti!!!) – sapere è IRREALE.
Inoltre si tratta di vedere che ‘non siamo mai nati’! né mai stati concepiti! Questo tuttavia – per una mente soprattutto occidentale’ – talmente abituata anche inconsapevolmente a ‘voler sapere che cosa(?) ’ ci possa essere (anche il vuoto, ossia un altro concetto!) – rischia di mantenersi a galla.
Tutto quello che ‘SAI’ non è niente, non esiste, è irreale.
Se è vero non puoi saperlo.
Già nel famoso libro-chiave del Rinascimento:’ l’Hypnerotomachia o sogno di Polifilo’ uno dei primissimi libri editi in Italia (Hypnerotomachia Poliphili, Venezia, Aldo Manuzio, 1499) – è narrata la storia del combattimento in sogno dell’eroe, innamorato di Polia, simbolo del femminile che apre mente e cuore.
Tutto è sogno
U.G. – in modo semplice e diretto – smonta tutta l’impalcatura memorizzata dall’infanzia, proprio con l’investigazione dell’inesistenza di origine, poiché il punto iniziale che possa dar origine al cerchio ecc. non è mai nato, tranne come concetto e così anche un ‘pronome’ incollato e un’origine qualunque. L’inesistenza effettiva di origine e spazio-tempo, annulla qualunque ricerca e automaticamente si ‘rimane nel non-so-che-non-so’. Certamente questo fa fuggire molti e li rende guardinghi in questa ricerca, poiché la sensazione totale di inesistenza, diventa davvero verificabile, evidente e fa paura, ma a chi?! Alla mente che non riesce ad accettarlo, perché nel ruolo profondo di scoperta del ‘reale’, deve assolutamente…sparire. Al massimo è solo un meccanismo utile e basta.
Questo non implica un lavaggio del cervello o di non poter agire nel quotidiano. Il complesso corpo-mente funzionerà, ma senza più il mimetismo delle memorie che oscurano l’operato: la sceneggiata continuerà, ma è come un film che scorre e di cui siamo solo spettatori. Sparisce solo il ’falso’, ossia quanto Nisargadatta ripete e consiglia: – Liberatevi dal falso, ma prima dovete sapere che cos’è! –
Vorrei rimandare il lettore a questo articolo, se è interessato, non solo per metter meglio in luce il personaggio, ma indicare – malgrado frasi complesse e riferimenti vari ! – una scorciatoia per avvicinarsi al ‘reale’. Certo, sono ripetizioni, ma a volte smantellano più di qualche accenno dogmatico.
U.G. KRISHNAMURTI – Isabella di Soragna
Siamo ombre-pensieri che si credono reali.