Quando di notte svanisco nel sonno profondo, di cui non ricordo nulla, potrei essere viva o morta. Poi appare il sogno con le sue figure e situazioni che considero reali, tangibili e quando mi sveglio la mattina, è lo stesso: tutto quel che mi appare – dopo aver percepito per un istante un’assenza totale – mi sembra reale e tangibile. Allora provo a ‘’verificare’’ che cos’è questo senso di esistere, grazie al quale, quando le sensazioni si mettono in moto durante le giornate, si apre lo scenario del mondo che mi circonda come un immenso pallone trasparente, popolato da immagini in movimento. A volte è un quadro idilliaco,
infinito
Isabella di Soragna
La vera devozione non è solo un appagamento sentimentale, un sentirsi protetti o amati attraverso pratiche e rituali, ma è un tuffo nel profondo, ossia si tratta di sparire totalmente nell’Inconoscibile Assoluto. Questo che cosa significa in pratica? Saperlo soltanto o immaginarsi di farlo è come guardare un film che ci riguarda marginalmente e che presto dimentichiamo.
di Isabella di Soragna
L’Infinito, ospite inatteso
È stato accolto come esistente
Ma come può venire Quello stupendo
Che mai se ne era andato?
Emily Dickinson “Bolts of melody”(New Poems-New York: Harper and Row)
-Prima che venisse questa forma, che cos’ero? Ecco cosa sono anche ora, veramente. L’Assoluto,
di Isabella di Soragna
La Realtà è pura Mente Non-dualista, che contiene potenzialmente concetti, i quali tuttavia mai possono essere compresi dagli stessi. Poiché è libera da qualunque concetto, può essere solo “parzialmente descritta” in modo analogico o negativo. Può solo essere sperimentata, quando “le porte della percezione sono state pulite” da ogni possibile fabbrica intellettuale.
Parlando della Realtà come coscienza non-dualista, molti di noi la mettono in relazione con la soggettività, ovvero sentiamo (crediamo) che la coscienza non appartiene agli “oggetti”, come questa pagina, ma piuttosto a me stesso come soggetto che si presuppone “conscio di” questa pagina. Questo è in essenza “dualistico”, ma poiché la coscienza è la Realtà e la Realtà non è dualistica, sarebbe più accurato vedere la coscienza non come soggetto relativo che si confronta con oggetti, ma come Assoluta Soggettività, cioè al di là del dualismo soggetto e oggetto.
Quello che chiamiamo Dio, questa profondità, è l’Assoluta Soggettività o Testimone all’interno di ognuno di noi, non identificato né come soggetto né come oggetto, ma che include paradossalmente entrambi. Ramana Maharshi lo definiva così:
“Poiché il Sé non può essere oggettivato – non essendo conoscibile da nessun altro – e poiché il Sé è l’Osservatore di ogni altra cosa, la relazione soggetto-oggetto e l’apparente soggettività del Sé esiste solo sul piano della relatività e svanisce nell’Assoluto. In verità esiste solo il Sé che non è né l’osservatore né l’osservato e non è coinvolto con nessuno di essi.”
Se ora qualcosa in me può osservare il mio sé soggettivo e che esiste in me, adesso, la consapevolezza di un “sé” che legge questa pagina, ciò mi dimostra chiaramente che… continua la lettura su riflessioni.it
di Isabella di Soragna
A Castel del Monte, il misterioso maniero di Federico II in Puglia, all’ultimo piano vi è scolpita su un muro, una scaletta in pietra. Ad un certo punto questa si interrompe, vi è uno spazio, un salto, e poi essa continua molto più in alto, perdendosi nel sottotetto. Mi è parso di vedere in questo simbolo che per vivere l’infinito, lo si può fare solo con un salto nel vuoto. Il vuoto di concetti, interpretazioni, pensieri. Il finito (ossia la definizione) non può comprendere l’infinito (inconoscibile e senza limiti di parole). Si deve